Come abbiamo già avuto modo di scrivere, la Storia del Mezzogiorno d'Italia è stata contraddistinta, almeno per una fase del Medioevo, dallo scontro tra il Papato e i Normanni. Questi due contendenti si sfidarono a lungo al fine di stabilire chi avrebbe esercitato il dominio sulle terre del Sud. Già pochi anni dopo l'insediamento del popolo nordeuropeo in Italia, la Santa Sede aveva provato a batterli sul campo, ricorrendo alle armi.
Il conflitto incominciato in quella occasione proseguì per diversi anni e conobbe un nuovo momento decisivo con la firma del cosiddetto trattato di Benevento. Il documento mise fine alla lotta tra Papa Adriano IV e il sovrano del Regno di Sicilia Gugliemo I, detto "il Malo". L'accordo fu trovato in data odierna, nell'anno 1156, quando ormai il Pontefice aveva perso tutti i suoi alleati nella guerra contro re Guglielmo. Infatti, l'esercito bizantino guidato dal generale Michele Paleologo era stato battuto, quello dell'imperatore Federico Barbarossa si era ritirato in Germania e i ribelli all'autorità reale della Puglia, tra i quali, ad esempio, Roberto II, principe di Capua, erano stati arrestati o si erano arresi.
A peggiorare la situazione di Adriano IV, il fatto che era stato costretto ad abbandonare Roma da una rivolta popolare. Il Papa si era quindi rifuggiato a Benevento, che da oltre un secolo era possedimento pontificio. Ed era proprio verso la città della Campania che era diretto l'esercito siciliano; aspetto questo che convinse in maniera definitiva il Pontefice a scendere a patti con il suo avversario. Si intavolarono, così, delle trattative che furono condotte, per i pontifici, dal cancelliere Rolando Bandinelli (che sarebbe poi diventato Papa Alessandro III) e l'aristocratico romano Oddo Frangipane e, per i normanni, dall'ammiraglio Maione di Bari, dall'arcivescovo di Palermo Ugo, da quello di Salerno Romualdo II Guarna, dal vescovo Guglielmo Calano e dall'abate della Badia di Cava Marino.

A fronte del vantaggio militare, la delegazione sicula riuscì a strappare all'altra un patto vantaggioso. Perciò, Adriano IV riconobbe l'autorità di Guglielmo su Abruzzo, Calabria, Campania, Marche, Puglia, Sicilia e sulle città di Amalfi, Napoli e Gaeta. Il re ricobbe al suo contendente un tributo di 400 scifati, oltre a riconfermare quello di 600 stabilito con il trattato di Mignano, del 1139. Inoltre, al Papa fu riconosciuta pure la possibilità di inviare suoi legati nel Mezzogiorno continentale, ma analogo diritto fu stabilito per il monarca per la Sicilia. Guglielmo fu incoronato nella chiesa di San Marciano. Tra gli autori del trattato ci fu il funzionario salernitano Matteo d'Aiello.