Le leggende della Scuola Medica di Salerno

Polo all'avanguardia che ha contribuito alla divulgazione e al progresso della Medicina. Nota in tutta Europa. Questo e molto altro è stata la realtà fondata in Campania, nel corso del Medioevo.

Come abbiamo avuto già modo di scrivere, le origini della Scuola Medica di Salerno sono avvolte nel mistero. Quella inerente la fondazione non è, però, l'unica leggenda che interessa questa istituzione. Ne esistono almeno altre due.

I due racconti in questione hanno come protagonisti principi e principesse, viaggi in terre lontane e temibili avversari come, ad esempio, il Diavolo. La costante è rappresentata dalla Scuola, il che dimostra come fosse celebre fino al punto da "diventare palcoscenico" di eventi straordinari.

La prima è nota come "leggenda del Povero Enrico" e fu il pezzo forte dei menestrelli che giravano in lungo e in largo le terre di quella che, poi, sarebbe diventata la Germania. Nel corso del XIX secolo, fu apprezzata anche dal poeta e scrittore statunitense Henry Longfellow. Il Principe Enrico era un ragazzo di bell'aspetto, di cui la giovane Elsie era, in segreto, innamorata. Tuttavia, un giorno, fu colpito dalla lebbra e, così, la sua bellezza iniziò a sfiorire. Le sue condizioni peggioravano in maniera molto veloce, tant'è che i suoi sudditi iniziarono a rivolgersi a Lui, chiamandolo "il Povero" per via della sua terribile situazione. Una notte, il giovane sognò il Demonio che gli consigliò una orribile terapia, ovvero fare il bagno nel sangue di una vergine. Diffusasi la notizia, Elsie si presentò al nobile e si offrì in sacrificio, svelando il suo amore. Non solo bello, ma anche di buon cuore, Enrico rifiutò la proposta e decise di recarsi a Salerno per domandare l'aiuto dei famosi medici della città. Giunto sul posto, si recò prima nella Cattedrale cittadina e pregò sulla tomba di San Matteo. Fu così che, in maniera miracolosa, guarì e, nello stesso edificio, sposò Elsie, la ragazza che era arrivata ad offrire la sua vita pur di salvarlo.

La seconda ha per protagonisti il duca di Normandia Roberto II, detto "Cosciacorta" e la sua bellissima moglie Sibilla di Conversano, località della Puglia, vicino Bari. Il soprannome del nobile era dovuto alla sua bassa statura che, comunque, non gli impedì di partire per la Terra Santa, in occasione della Prima Crociata. Purtroppo per lui, la scarsa altezza non gli evitò il ferimento a causa di una freccia avvelenata, scoccata dall'arco di uno dei nemici musulmani. La sua salute iniziò subito a peggiorare e, perciò, si decise di trasportato in Italia, a Salerno, così da essere visitato dai dottori. Questi dichiararono che l'unica soluzione per salvargli la vita consistesse nel succhiare il veleno, il che avrebbe causato la morte di chi avesse eseguito l'operazione. Roberto vietò a tutti di provarci, ma, nel corso della notte, a farlo fu Sibilla che, oltre ad esser bella, era anche coraggiosa. La donna così morì, però riuscì a salvare la vita al suo sposo. Fu sepolta nella cattedrale di Rouen, in Francia, dove si trova una lapide a lei dedicata con la seguente iscrizione:

Sibilla di Conversano,
nata in Puglia,
la quale condusse in moglie
Roberto detto Coscia Corta,
Duca dei Normanni,
figlio dell'invitto Guglielmo II Conquistatore,
colpita da precocissima morte
dopo un biennio di matrimonio.
A(nno) M(ortis) 1102.
Prima delizia, poi desiderio della gente,
ora cenere
in futuro risorgente