La leggendaria scuola medica nata al Sud

Spesso le eccellenze meridionali affondano le loro radici in un passato che mischia realtà e fantasia.

È così, ad esempio, per la Scuola Medica di Salerno, una realtà fondata nel Meridione, durante l'Alto Medioevo, sembra, in seguito ad una vicenda "fantastica".

Durante una notte di pioggia, un uomo greco di nome "Pontus" trovò riparo sotto gli archi dell'acquedotto dell'Arce nella città della Campania. Qui incontrò il latino "Salernus", che era ferito e stava cercando di curarsi. I due iniziarono a discutere sul da farsi e, a loro, poi, si unirono anche l'ebreo "Elinus" e l'arabo "Abdela".

Visto il comune interesse per la medicina, i quattro decisero di fondare una scuola per approfondire la conoscenza della materia e favorirne la diffusione. Dell'episodio esistono diverse versioni, ma la sostanza del racconto è quella illustrata, la quale evidenzia l'incontro di quattro differenti tradizioni che si uniscono in nome della divulgazione e del progresso della scienza medica.

Infatti, l'istituzione univa al sapere greco-latino sulla materia le nozioni di origine araba ed ebraica. La dottrina di riferimento era quella del sistema degli umori di Ippocrate e Galeno, a cui si affiancava una giornaliera attività pratica, che condusse all'affermazione del concetto di prevenzione e favorì gli studi in ambito farmacologico (gli effetti delle sostanze chimiche sugli organismi viventi) e fitoterapico (uso delle piante o dei loro estratti per curare malattie), anche grazie al ricorso alle conoscenze arabe in questo campo. Vale la pena, inoltre, sottolineare che al suo interno svolsero un ruolo importante le donne.

La sua storia può essere distinta in tre periodi, l'inizio (IX-X secolo), il culmine (XI-XIII secolo) e la lenta decadenza (XIV-XIX secolo). Non si hanno tante notizie sulle origini. Tuttavia, doveva essere già molto famosa se, nel 984, il poeta e vescovo francese Adalberone vi si recò per sottoporsi a delle cure. L'XI secolo segnò la definitiva consacrazione anche grazie all'arrivo in città di Costantino l'Africano, che contribuì all'ampliamento del corpus dottrinario traducendo numerose opere dall'arabo.

Comunque, questi anni furono anni tormentati dalle vicende politiche. Nel 1189, Salerno si schierò con Tancredi d'Altavilla e lo appoggiò nella pretesa al trono di Sicilia, a danno dell'imperatore Enrico VI, che, malato, era stato assistito proprio dai dottori salernitani. L'avvento di Federico II e i finanziamenti da lui predisposti permisero l'incremento della ricerca e la traduzione dei testi di Galeno. Con la Costituzione di Melfi, l'imperatore svevo ne riconobbe l'autorità stabilendo che si poteva svolgere la professione medica solo se in possesso di diploma rilasciato dal centro salernitano. Questi anni furono difficili per via della nascita dell'Università di Napoli. Nel 1280, per volere di re Carlo II d'Angiò, fu riconosciuta come "Studium Generale" in medicina. La terza fase è quella del ridimensionamento da un ambito internazionale ad uno locale. Ciò avvenne soprattutto a causa delle vicende storiche che videro il centro del potere e della riflessione culturale spostarsi dal Mediteranneo all'Europea centro-settentrionale. La scuola fu soppressa da Gioacchino Murat il 29 novembre 1811.

L'iter di studi prevedeva 3 anni di logica, 5 di medicina (previste anatomia e chirurgia) e 1 di pratica. Ogni 5 anni bisognava esercitarsi con un'autopsia. Si svolgevano anche corsi di filosofia, legge e teologia e la medicina era distinta in pratica e teoria. La prima serviva ad assicurare la salute dei pazienti mentre, grazie alla seconda, si ottenevano tutte le conoscenze del caso. In campo filosofico il principale punto di riferimento era Aristotele e fu grazie agli studiosi salernitani se la chirurgia assunse dignità scientifica. Ad esempio, è di Ruggiero di Fugaldo il primo trattato sull'argomento, che ebbe successo a livello continentale. Altra figura importante della Scuola fu Garioponto, il quale fu autore del "Passionarius", una vera e propria summa delle conoscenze greche sulle discipline sanitarie. Inoltre, nelle sue opere coniò numerosi termini ancora oggi utilizzati, come "cauterizzare" o "cicatrizzare" e fu maestro di importanti personalità quali Alfano, Giovanni Plateario e Trotula de Ruggiero.

Trotula è una delle "mulieres Salernitanae", le donne che insegnarono e praticarono la medicina. A lei, alcuni attribuiscono il "De mulierum passionibus", trattato con cui la ginecologia e l'ostetricia iniziano ad essere considerate scienze vere e proprie. Fu una delle prime insegnanti (ebbe una cattedra) e fu talmente famosa da essere citata ne "I Racconti di Canterbury" di Geoffrey Chaucer. Le mulieres ebbero un ruolo di primo piano nella Scuola e tra le altre ricordiamo Mercuriade e Costanza Calenda. In generale, si poneva molta attenzione alla preparazione. Non bastava essere dottore e praticare, ma bisognava anche conoscere la dottrina. Per questa ragione fu fondato l'Almo Collegio che vigilava sull'operato dei professionisti, così da garantire la dignità della categoria. Opera che incarna lo spirito dell'istituzione alla perferzione è il "Regimen Sanitatis Salernitanum", trattato che elenca tutta una serie di norme in ambito clinico. In conclusione, possiamo affermare senza ombra di dubbio che la Scuola Medica Salernitana costituisce uno di quei motivi per i quali bisogna sentirsi orgogliosi di essere meridionali.