Il santo del Sud venerato in tutta Europa

In vita fu un giovane che morì martirizzato durante le persecuzioni ordinate dall'imperatore Diocleziano. Fa parte di una particolare categoria, quella degli ausiliatori a cui ci si rivolge in determinate situazioni, ad esempio quando bisogna guarire da alcune gravi malattie. Il suo culto è diffuso in tutto il Vecchio Continente fin dai primi secoli successivi al suo martirio. Ci riferiamo a San Vito.

Conosciuto anche come San Vito di Lucania e/o San Vito martire lo si celebra in 2 occasioni, il 20 marzo e il 15 giugno. Nacque in Sicilia, a Mazara, nel corso del III secolo d. C. Rimasto orfano di madre in giovane età, crebbe con il padre che era pagano. La sua educazione fu affidata alla nutrice Crescenzia e al precettore Modesto e furono proprio costoro a convincerlo a convertirsi al Cristianesimo. Fu quindi autore di numerosi miracoli finché non fu arrestato dal preside Valeriano, insieme alla balia e all'istitutore, su denuncia del padre.

Evasi di prigione grazie all'aiuto di un angelo, fuggirono verso la Lucania grazie ad un viaggio in barca durante il quale furono sfamati da un'aquila che portava loro di che mangiare. Arrivati sul posto, la sua fama crebbe tanto che lo stesso imperatore romano lo convocò a corte per far sì che aiutasse il figlio posseduto dal demonio. Nonostante salvasse il suo erede, Diocleziano lo fece imprigionare, sorte che anche questa volta toccò agli stessi Crescenzia e Modesto. Sottoposti a terribili torture, furono di nuovo liberati dall'intervento degli angeli, ma una volta giunti alla foce del fiume Sele, in Campania, morirono a causa delle sofferenze subite. Era il 15 giugno del 303.

Una leggenda che lo riguarda racconta che, una volta, mentre si trovava a Regalbuto, nei pressi di Enna, fu avvicinato da alcuni pastori che gli chieserò di salvare la vita di un bambino che era stato attaccato da un branco di cani feroci. Allora, Vito chiamò a sé gli animali, li rese mansueti, si fece restituire i resti del bimbo e lo riportò in vita. Non a caso, spesso rappresentato in compagnia di 2 cani docili, i suoi simboli sono la palma e il calderone (nel quale fu immerso per essere torturato), è il patrono dei danzatori e il protettore degli animali.

Sono numerose le feste che lo riguardano. A Mazara del Vallo, durante l'ultima settimana di agosto, per 4-5 giorni, si svolge "Lu fistinu di San Vitu" mentre a San Vito lo Capo, nelle vicinanze di Trapani, ogni metà di giugno si ha la rievocazione del suo sbarco in loco. Sempre in Sicilia, a Burgio (Agrigento), esiste una confraternita a lui dedicata. A Pagani, in provincia di Salerno, si tiene una festa che inizia il sabato precedente il 15 giugno e si conclude in tale data con la Santa Messa e la benedizione dei cani. Ancora nel salernitano, a Ricigliano e a San Gregorio Magno, si svolge la "Turniata", un rito antichissimo che coinvolge greggi di pecore. È patrono dei comuni campani di Eboli, Positano, Sapri e di Polignano a Mare, vicino Bari.