venerdì, Settembre 29, 2023

Il più antico statuto marittimo italiano? Fu emanato al Sud

Il Mezzogiorno d'Italia e il mare. Senza ombra di dubbio alcuno, un rapporto simbiotico. A riprova di questo stretto legame basti pensare che il più antico codice marittimo del nostro Paese è stato redatto proprio nel Meridione. Ci riferiamo alle "Tavole Amalfitane", il cui nome latino era "Capitula et ordinationes Curiae Maritimae nobilis civitatis Amalphe". Questo statuto risale all'XI secolo e fu stilato nella città che, oggi, è in provincia di Salerno.

Fu utilizzato in tutta Europa fino al XVI secolo e si componeva di norme che stabilivano in che modo svolgere i commerci ed i traffici e, anche, quale doveva essere il comportamento di ogni membro dell'equipaggio di un'imbarcazione. Il codice è formato da 66 articoli, che sono detti "capitoli". I primi 21 sono scritti in latino e rappresentano la parte più antica dello statuto. Gli altri 45 sono, invece, in volgare e furono aggiunti a partire dal XIII secolo in poi.

Per tutto quello che riguarda lo studio del diritto marittimo e, nello specifico, delle "vicende marinare" del Vecchio Continente, quest'opera è una pietra miliare e ciò è testimonato pure dal fatto che tutti gli Stati che affacciavano sul Mediterraneo (compresi quelli arabi) se ne servirono. I riferimenti legislativi sono da rintracciare nel "Digesto" di Giustiniano, dove erano contenuti la "Lex Rhodia" e i cosiddetti "Basilici". Si tratta di testi che prendevano in considerazione un ampio ventaglio di possibilità, dagli obblighi del capitano all'indennizzo in caso di perdita delle merci, passando per la ripartizione degli utili.

Tavole amalfitane
Una pagina del codice.

Il codice era parte dell'ordinamento giuridico della Repubblica marinara d'Amalfi e offriva risposte ben precise a quelle che erano esigenze concrete, in un'ottica di diritto consuetudinario che non faceva riferimento a concetti astratti, ma, bensì, a quelli che erano problemi che interessavano la vita quotidiana di chi andava per mare. L'originale non esiste più e la versione odierna risulta essere una copia che il governo nazionale comprò da quello austriaco nel 1929. Nel corso dei secoli sono stati gli stessi nobili amalfitani a far realizzare più copie del testo. Dal dicembre 2010 le tavole si trovano presso il Museo della Bussola e del Ducato marinaro di Amalfi.