Storia del Sud Italia: il ponte delle battaglie

Cade oggi l'anniversario della battaglia che pose fine al'esperienza della Repubblica Napoletana. Infatti, in data odierna, nel 1799, con la vittoria dell'esercito sanfedista nei pressi del ponte della Maddalena, i repubblicani partenopei filo-francesi furono costretti ad arrendersi. Lo stesso luogo era stato il teatro dello scontro che aveva permesso, 6 mesi prima, alle truppe transalpine di entrare a Napoli.

A seguito della campagna napoleonica in Italia, iniziata nel 1796, erano sorti diversi stati satellite della Francia repubblicana, tra cui quello proclamato a Roma a danno dell'autorità di Papa Pio VI. A sostegno dell'autorità pontificia intervenne, il 23 ottobre 1798, il Regno napoletano. I soldati borbonici erano guidati dal generale austriaco Karl Mach von Leiberich e, in appena 6 giorni, giunsero nella città capitolina. La situazione si ribaltò a seguito della battaglia di Civita Castellana, che si concluse con la vittoria dei militari comandati da Jean Ètienne Championnet.

In seguito, costui condusse i suoi uomini verso la capitale del reame partenopeo che conquistò il 23 gennaio del 1799, a seguito di un combattimento vicino al ponte della Maddalena. Questo è uno dei più antichi cavalcavia che consentono l'ingresso nel centro urbano. Sorge nelle vicinanze della foce del fiume Sebeto, a ridosso del quartiere di San Giovanni a Teduccio e la denominazione attuale si deve ad una chiesa omonima del XIV secolo. Restaurato per volontà di Carlo di Borbone, nel 1747, fu teatro dell'attacco portato dai francesi e dai giacobini cittadini ai danni dei lazzari, fedeli al re Ferdinando IV.

Ponte della Maddalena acquerello 1825
La zona del Ponte in un acquerello del 1825.

Il sovrano era fuggito a Palermo, insieme alla famiglia, già il 21 dicembre del 1798, ma aveva invitato la popolazione alla resistenza. E i sudditi appartenenti agli strati più popolari non si erano fatti pregare, muovedo guerra agli invasori senza Dio e ai loro alleati del posto. A seguito della loro sconfitta e del successo, per il momento, dei rivoluzionari, sorse la Repubblica Napoletana. I francesi si lasciarono andare a razzie e violenze, il che li rese ancora più invisi alla popolazione locale. Gli unici a loro favore furono i membri progressisti dell'aristocrazia e gli esponenti della borghesia benestante.

Le sollevazioni continuavano anche in altre parti del Mezzogiorno continentale, ad esempio nei dintorni di Caserta e in Abruzzo. Intanto, il 7 febbraio era sbarcato in Calabria il Cardinale Fabrizio Ruffo. Costui organizzò un'armata controrivoluzionaria che prese il nome di Esercito della Santa Fede (da qui il nome "sanfedisti"), ispirata ai valori cristiani e monarchici. L'adesione fu enorme e trasversale con contadini, borghesi, militari e banditi (ad esempio Fra Diavolo e Mammone) pronti a combattere in nome del monarca. Ruffo riuscì, quindi, a riconquistare in maniera rapida la stessa Calabria, la Basilicata e la Puglia. Quando i francesi furono costretti ad abbandonare Napoli (il 7 maggio, a causa della sconfitta di Napoleone ad Abukir e della spedizione austro-russa nel nord della Penisola), i giacobini partenopei si trovarono ad affrontare da soli i sanfedesti. Furono sconfitti a seguito della 2^ battaglia sul ponte della Maddalena.

Ponte della Maddalena stereofotografia XIX secolo
Il Ponte della Maddalena in una stereofotografia del XIX secolo.

La repubblica fu dichiarata decaduta da re Ferdinando l'8 luglio e, nei mesi seguenti, si ebbe una feroce repressione con un numero altissimo di condanne a morte e incarcerazioni.