Il borgo del Sud scelto dalla Madonna

Sorge sui Monti Dauni, sul versante tirrenico degli Appennini. Si trova, perciò, al confine tra la Campania e la Puglia. Questa posizione ne ha caratterizzato la Storia. Infatti è stato, a turno, provincia di Avellino e quella di Foggia.

Ci riferiamo ad Anzano di Puglia, comune che, oggi, rientra nella provincia foggiana. La denominazione  attuale deriva dal nome latino "Antius" con l'aggiunta del suffisso "anus", che indica un "possedimento terriero". Perciò, il toponimo risale all'epoca romana ed è citato in un documento che chiarisce come, nell'841, facesse parte del feudo che l'imperatore del Sacro Romano Impero, re d'Italia e nipote di Carlo Magno Lotario I donò al monastero di Farfa.

Nel 1810 rientra nel territorio amministrativo del Principato Ultra (quindi da Avellino), ma 2 anni dopo, nel 1812, passa a quello della Capitanata (Foggia). Con l'unità d'Italia, è di nuovo soggetto alla città campana e, infatti, diventa Anzano degli Irpini. Sarà a partire dal 1931 che ritorna alla giurisdizione pugliese, cambiando nome in quello odierno. Area dalla spiccata tradizione agricola (si producono diversi formaggi e latticini, tra cui soprattutto caciocavalli) e zootecnica, è attraversato dal tratturo Pescasseroli-Candela. Il centro storico è caratterizzato da uno splendido santuario dedicato al patrono cittadino, la Madonna di Anzano che, secondo una diffusa leggenda, sembra abbia scelto di risiedere in quel luogo.

Anzano di Puglia santuario
Il santuario in pieno centro città.

Infatti, si racconta che, mentre conducevano le pecore al pascolo, dei pastori del posto ritrovarono una statua della Beata Vergine. Deciserò, quindi, di spostarla e provarono a trasportarla prima a Trevico, quindi a Zungoli e, infine, a Scampitella. Ogni volta che tentarono, però, una volta caricato il simulacro santo sul carro, i buoi che avrebbero dovuto tirarlo, rifiutavano di muoversi. Ciò fu interpretato come chiaro segnale della volontà di Madonna di rimanere lì dove era stata rinvenuta. Fu così che, in quel punto, fu costruita la chiesa di Santa Maria in Silice che, poi, si è trasformata nell'attuale santuario. Tale titolo arrivò solo nel 1820, per volontà di Papa Pio VII. Le prime notizie storiche sull'edificio di culto risalgono al XII secolo e lo caratterizzano in di stile romanico. Distrutto dal terremoto del 1930, fu ricostruito in mattoni rossi e campanile bianco. La facciata presenta un bassorilievo ogivale e, all'interno, si trova anche un monumento dedicato a Sant'Antonio.