La scrittura inventata in una città del Sud

Una delle prime figure a cui si pensa quando si parla di Medioevo è quella dell'amanuense.

Ora è probabile che qualcuno starà storcendo il naso. Medioevo è sinonimo di scintillanti cavalieri che, in sella ai loro destrieri, combattono per la mano di una bellissima nobildonna oppure contro i nemici della Fede.

Anche questo è vero, ma, pure, i monaci copisti sono stati individui molto importanti per l'epoca in cui hanno vissuto. Il loro mestiere consisteva nel ricopiare testi e manoscritti e, così facendo, contribuirono alla salvaguardia e alla diffusione della cultura.

In questa pratica, erano attenti in particolar modo a quello che, è chiaro, era un aspetto fondamentale del loro lavoro, ovvero la grafia. Tra le diverse che si adoperavano, una è stata, addirittura, inventata in una città del Sud Italia.

Ci riferiamo alla cosiddetta "beneventana", una scrittura minuscola medievale, la cui denominazione era dovuta alle sue origini, legate al Ducato di Benevento, nell'attuale Campania. Detta anche "longobarda" perché creata nei territori sotto il controllo dei Longobardi, si distingueva nelle tipizzazioni di Bari e Cassino ed è stata definita "beneventana", per la prima volta, dallo studioso Elias Avery Lowe.

Adoperata nel Meridione, fu utilizzata perfino nell'area dell'attuale Dalmazia a causa del dominio barese in loco. Usata dall'VIII al XIII secolo, era impiegata in particolare nel centro sannita e presso l'Abbazia di Montecassino. Dalla tipologia diffusa nel monastero benedettino, per effetto di una minuscola di tipo greco, nel X secolo, si sviluppò la "barese". Gli esperti definiscono l'originale "molto spigolosa" e ritengono che il miglior risultato grafico si ebbe nel corso del XI secolo, con Desiderio abate di Montecassino. A partire dal XIII secolo iniziò il declino e fu, pian piano, rimpiazzata dalla scrittura gotica per impulso dei nuovi dominatori (Normanni e Svevi) e per via dell'affermazione dell'ordine cistercense. Seppur per poco tempo, sopravvisse ancora nell'edificio sacro esistente nel Lazio, a Cava de' Tirreni e Salerno.