La Cattedrale del Sud dal rosone carico di mistero

Il Mezzogiorno d'Italia è un luogo pieno di edifici di culto che sono dei veri e propri gioielli dal punto di vista architettonico e non solo.

Uno di questi si trova in Puglia ed è una struttura a croce latina, caratterizzata da alcuni aspetti singolari, che la rendono uno dei capolavori dell'arte romanica nell'area della Capitanata.

Ci riferiamo alla Concattedrale della Beata Vergine Maria Assunta in Cielo di Troia, comune in provincia di Foggia. Sorta sui resti di uno stabile di epoca bizantina, è un sito importante della storia cittadina, simbolo dell'autorità del Vescovo, a lungo anche rappresentante del potere temporale. Da sottolineare che il metropolita locale dipendeva in maniera diretta dal Papa.

L'inizio dei lavori risale al 1106, ad opera del patriarca Guglielmo II. Nel 1119 è posta la porta in bronzo, autore lo scultore Oderisio di Benevento che realizza anche quella laterale del 1127. Invece, è il Vescovo Gualtiero Paleario la costruzione della parte sinistra del transetto (per la destra bisognerà attendere addirittura il XVIII secolo). Nel XIII secolo sono realizzati il presbiterio e la volta a crociera del coro e il notevole rosone della facciata principale.

Troia Puglia Rosone
Rosone della Concattedrale.

La facciata è divisa in due parti. Quella inferiore presenta archi ciechi e semicolonne. Separata da un cornicione, quella superiore si contraddistingue per il tetto a doppio spiovente con due ampi contrafforti e il rosone. Questo è uno splendido esempio di scultura a traforo, composto da 11 colonne che si irradiano dal centro e si collegano ad un cornice composta da un gioco di archi, suddiviso in 11 spicchi. I diaframmi traforati di questi ultimi sono tutti diversi fra loro e, pure, differenti dalla decorazione degli archi, il che conferisce al tutto l'aspetto di un merletto. Le colonne poggiano su un cerchio di pietra, motivo che ricorda una corda che si arrotola (come un cerchio, che sta ad indicare la perfezione) o un serpente che mangia se stesso (emblema della morte e della resurrezione). Perciò, il centro della figura richiama Gesù Cristo.

Da sottolineare che la scelta del numero 11 non è casuale. Undici sono gli apostoli senza il traditore Giuda Iscariota, peccatore escluso dalla Grazia che può assicurare il figlio di Dio. Inoltre, il rosone è formato da una serie di 6+5 (la cui somma da 11) archi che si susseguono. 6 e 5 rappresentano macro e micro cosmo, Cielo e Terra. La loro somma è l'unione di divino e terreno. Ogni arco ha una cornice con 3 lobi, richiamo alla Sacra Trinità. Il rosone era stampato sul retro della banconota di 5 mila lire, quella che sul fronte aveva Alessandro da Messina (in circolazione tra il 1979 e il 1983).

Sulla parete settentrionale della Cappella Dei Santi Patroni si trova un'epigrafe, con la seguente iscrizione:

Felix antistes dom(i)nus Guillelmus secundus fecit hanc aede(m) D(e)o ac beatae Mariae vobisq(ue) fidelibus felices troiani

ovvero "Felice, il signor Vescovo Guglielmo II costruì questa casa al Signore, alla Beata Maria e a Voi fedeli felici Troiani". L'interno è diviso in tre navate con 13 colonne in marmo. Sono dispari perché, quando si entra dal portone principale, la prima sulla destra è doppia. Il 13 rappresenta Gesù e i suoi apostoli. L'abside è asimmetrico, aspetto che offre una migliore resa acustica e che "ricorda" il capo reclinato del Cristo crocifisso (considerando la croce a pianta latina come corpo umano). Ora, non vi rimane altro da fare, appena sarà possibile (in totale sicurezza trascorsa l'emergenza Coronavirus), che recarvi sul posto per ammirare questa meraviglia pugliese.