Le origini meridionali di Frank Capra, tra i più importanti registi di Hollywood

Buona parte del mondo del Grande Schermo americano, come vi stiamo raccontando in questo periodo, affonda le sue radici nel Mezzogiorno d'Italia. Un aspetto, questo, che caratterizza anche quella che è ed è stata una delle figure più significative dell'epoca d'oro del cinema hollywoodiano, ovvero Frank Russell Capra. Infatti, il suo vero nome era Francesco Rosario Capra.

Costui nasce a Bisacquino, in provincia di Palermo il 18 maggio 1897. Il padre si chiamava Salvatore ed era un fruttivendolo mentre la madre rispondeva al nome di Rosaria Nicolosi. Nel 1903, la famiglia emigra dalla Sicilia negli Stati Uniti e si stabilisce a Los Angeles. Qui, il giovane Frank studia ingegneria chimica, ma la sua passione, in realtà, è un'altra. Così, nel 1922, esordisce dietro la macchina da presa con il cortometraggio "Fultah Fisher's Boarding Home".

4 anni più tardi, esce nelle sale il 1^ lungometraggio dal titolo "La Grande Sparata", interpretato da Harry Langdon, con cui collaborerà a lungo. Tra il 1927 e il 1928 produce ben 7 film, tutti B-movie (per quanto riguarda la produzione) e incomincia il sodalizio professionale con la casa "Columbia". Del 1929 è la prima pellicola con sonoro, "La Nuova Generazione". Nel 1934 arriva il successo con "Accadde una notte", che crea un vero e proprio genere (la "screwball comedy") e vince i 5 Oscar principali (film, regia, sceneggiatura, attore protagonista e attrice protagonista).

Frank Capra
Frank Capra intorno agli anni '30.

Dal 1936 al 1941 è una serie ininterrotta di trionfi e, addirittura, i suoi 5 film raccolgono 31 nomination e ben 6 Oscar. Con la fama arriva anche la possibilità di agire in maniera più autonoma e fonda la "Frank Capra Productions". Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale si arruolla e realizza una serie di documentari divulgativi, conosciuti come "Why we fight" ("Perché combattiamo"). Grazie ad uno di essi, nel 1943, vince, per l'appunto, l'Oscar per il miglior documentario.

Alla fine del conflitto, inizia un periodo di declino, almeno per ciò che riguarda il cinema. Perciò, si interessa alla televisione (tra i primi grandi autori a farlo) e produce, tra il 1956 e il 1958, un'altra serie di documentari, questa volta di argomento scientifico. Nei suoi lavori, di buona fattura dal punto di vista tecnico, si evince l'idea dell'opera come di un prodotto artigianale frutto degli sforzi collettivi di chi ci si impegna. Capra è stato un esempio del mito americano del "self-made man" e ha raccontato il cosiddetto "american way of line".

Con uno stile sobrio, se non anonimo, si concentra sulle sfide di uomini comuni che diventano eroi per caso. Degli ingenui ed eccentrici che lottano contro un sistema corrotto ed immorale, sul quale prevalgono grazie all'affetto che suscitano in chi gli sta intorno. Descrive una realtà in cui ci sono, di continuo, drammi (individuali, familiari e sociali), ma che si concludono sempre in maniera ottimistica. In realtà, nei lavori di Capra si coglie sempre un pessimismo di fondo, abbastanza evidente.

La sua opera è stata la piena espressione della società piccolo-borghese americana degli anni '30-'40, in bilico tra la crisi economica (martedì nero del '29) e la fiducia nel futuro ("Nuovo corso" roosveltiano). Insofferente alla politica della major, cercò di ricavarsi uno spazio d'azione proprio che valorizzasse la figura dei registi. A riprova di ciò, a metà degli anni '30, il suo nome compariva sopra il titolo dei suoi film, a rivendicare l'autonomia di gestione. Ha ottenuto 15 nomination e vinto 6 Oscar (3 per la miglior regia, 2 per la migliore fotografia e 1 per il miglior documentario). Inoltre, si è visto assegnare anche un Golden Globe, 3 premi al Festival del Cinema di Venezia e la stella sulla "Walk of Fame" hollywoodiana.