Scavi di Pompei: completato il restauro delle Colonne della Casa del Fauno

Da anni erano state lasciate in condizioni conservative precarie, ma adesso finalmente le colonne dell'atrio secondario della Casa del Fauno a Pompei sono tornate integre in tutta la loro bellezza. Durante la seconda guerra mondiale i preziosi reperti antichi avevano subito i tragici bombardamenti e dopo essere state ricostruite nel dopoguerra, hanno subito le fratture provocate dal terremoto.

La Casa del Fauno è una delle più sontuose dimore pompeiane, estesa su un intero isolato per circa 3mila metri quadrati. Nel settembre del 1943 due bombe precipitarono sulla abitazione, e una di queste piombò sull'atrio tetrastilo (a 4 colonne) che costituiva l'accesso alla zona privata della casa, radendo al suolo tre delle quattro colonne corinzie in tufo, decorate in stucco. Rimaneva integra solo la colonna esposta a Nord.

Le colonne furono immediatamente ricostruite nel 1946 secondo i metodi in uso all'epoca, utilizzando diverse aggrappature in ferro o in lamine zincate e malte cementizie, rivelatesi poi poco idonee ai fini della conservazione. Successivamente anche al terremoto del 1980, le stesse furono sottoposte ad altri interventi conservativi, che tuttavia hanno innescato dei processi di fratturazione e frammentazione importanti.

Prima del recente restauro una delle colonne si presentava presidiata e puntellata con tubi, giunti metallici, e palanche in legno per sostenere e conservarne tutte le parti frammentate, parzialmente sollevate o completamente staccate, mentre le altre presentavano problemi di degrado in stato piuttosto avanzato.

L'intervento attuale è stato particolarmente complesso, allo scopo di intervenire in maniera integrale. In particolare, si è proceduto smontando e movimentando da cima a terra, mediante argano, i componenti singoli di due delle colonne che presentavano gravi problemi di stabilità e uno stato fortemente frammentario - quella puntellata e quella esposta a sud - per poi condurre il restauro 'a terra' dei blocchi.

Sono dunque stati rimossi tutti quegli elementi non più idonei che nel tempo avrebbero causato ulteriori danni alla conservazione (elementi metallici, stuccature cementizie e malte di restauro non più capaci  di sostenere le varie parti) per sostituirli con nuovi materiali di restauro più stabili e duraturi. Una volta consolidati e ricostruiti a terra i vari blocchi, li si è ricollocati nel loro alloggiamento originario, seguendo il rilievo tracciato in precedenza.

Su tutte le colonne, infine, per salvaguardare i materiali originali in pietra, stucco ed intonaco (già consumati dal vento e dalle piogge) sono state eseguite operazioni di pulitura, trattamento biocida, stuccatura, consolidamento, protezione.

"Si tratta di un importante intervento, atteso da anni – dichiara attraverso una nota pubblicata sul sito del Parco Archeologico di Pompei Massimo Osanna, Direttore Generale ad interim del sito pompeiano - che consente di restituire alla pubblica fruizione un altro ambiente di questa prestigiosa dimora, che reca in sé la testimonianza di un capitolo drammatico di Pompei, quello del bombardamento. Come testimoniato anche dai resti degli ordigni conservati, allo scopo, nell'atrio.

Un intervento complesso di consolidamento, che ha inteso risolvere in maniera radicale il restauro delle colonne per lunghi anni lasciate in condizioni conservative precarie. Ma anche una operazione di riqualificazione e di recupero estetico, realizzata uniformando e integrando i materiali di restauro", conclude il direttore Osanna.