Storia del Sud Italia: la battaglia di Sanluri

Cade oggi l'anniversario di uno scontro militare combattuto, nel 1409, a Sanluri, centro della Sardegna, tra le truppe del Regno di Arborea guidate da Guglielmo III di Narbona e quelle aragonesi capitanate da Martino il Giovane, figlio di quel Martino il Vecchio che era Re dell'isola, possedimento della Corona d'Aragona sin dal 1297 quando il Reame era stato creato da Papa Bonifacio VIII e assegnato ai sovrani iberici.

Da allora, i monarchi spagnoli avevano dovuto faticare non poco per assicurarsi il controllo del territorio isolano a causa della presenza in loco di preesistenti entità statali che non avevano alcuna intenzione di rinunciare al loro potere. Non a caso, già nel 1324, a Lucocisterna (Cagliari) e, poi, nel 1347, a Aidu de Turdu (Sassari), forze autoctone avevano dato battaglia a quelle straniere.

Nel 1402, con la morte di Eleonora di Arborea e la successiva del giovane erede Mariano V (1407), era incominciata una crisi dinastica di cui gli aragonesi pensarono bene di approfittare. Fu così che Martino il Giovane (anche Martino I di Sicilia) salpò alla volta della Sardegna con ben 150 navi e un esercito composto da 8.000 fanti e 3.000 cavalieri. Inoltre, poteva contare anche su alcuni pezzi di artiglieria. Il 1^ giugno 1409 la sua flotta distrusse 6 navi genovesi (alleate degli arborensi) nelle acque dell'Asinara.

Sanluri Sardegna Battaglia
La battaglia di Sanluri nell'omonimo dipinto di Giovanni Marghinotti.

Le forze di Guglielmo III erano superiori di numero, ma male addestrate ed equipaggiate. I soldati sardi non avevano corazze e/o armature. L'arma più adoperata tra le loro fila sembra fosse la cosiddetta "virga sardesca", una spada dal manico di legno e la lama molto affilata. In loro aiuto, però, erano giunti gli alleati, pisani, francesi e i molto temuti balestrieri genovesi. La cavalleria era composta da 2.000 militari provenienti dalla Francia.

Lo scontro ebbe luogo nei pressi di quello che oggi è chiamato "Bruncu de sa Battalia" (Poggio della Battaglia) dove l'avanguardia aragonese fu attaccata da Guglielmo. A quel punto, il grosso dell'esercito spagnolo capeggiato da Martino intervenne spaccando in 2 parti il fronte avversario. Quella sinistra sbandò e finì per dividersi, anch'essa, in 2 tronconi, uno dei quali si rifuggiò a Sanluri, ma fu passato a fil di spada mentre l'altro si ritirò nel Castello di Monreale (Sardara). La parte destra fu massacrata nelle vicinanze del fiume Flumini Mannu.

Nonostante la vittoria, la fazione aragonese fu sconvolta dalla notizia della morte di Re Martino, avvenuta il 25 luglio di quell'anno a causa della malaria. Inoltre, la resistenza da parte degli autoctoni continuò fino a quando, il 29 marzo 1410, il reggente Leonardo Cubello firmò la resa che dichiarava decaduto Guglielmo III (nel frattempo, aveva trovato rifugio in Francia) e cedeva i territori arborensi alla Corona d'Aragona.