L'artista del Sud erede di una grande dinastia

Figlio d'arte e fratellastro di alcuni dei principali interpreti della scena artistica partenopea, è stato una figura importantissima della cultura napoletana e, a tal proposito, precursore del cinema all'ombra del Vesuvio, ma non solo. Ci riferiamo a Vincenzo Scarpetta, nato a Napoli, il 19 giugno del 1877, dall'autore teatrale Eduardo e, perciò, imparentato con Eduardo, Peppino e Titina De Filippo, oltre che con Eduardo Passarelli e Pasquale De Filippo.

Vincenzo è stato un artista di grande talento e dal notevole spessore culturale, la cui immagine, con molta probabilità, è rimasta schiacciata dalla celebrità dei suoi familiari. Esordio a teatro a soli 11 anni, al Mercadante di Napoli (nel 1888), nel ruolo di "Peppeniello", durante la prima rappresentazione della commedia "Miseria e Nobiltà", scritta dal padre. Nel corso dell'adolescenza studia musica, tanto da diventare un vero e proprio esperto, non solo, dei singoli strumenti, ma anche della loro sinergia in ambito orchestrale.

Scrive la sua prima opera a 17 anni e, nel 1896, è già membro della compagnia teatrale paterna nella quale si occupa, pure, di assistere i fratellastri. 14 anni dopo, Eduardo si ritira e lui diventa capocomico e primo attore. Alla morte del genitore, il 25 novembre 1925, eredita la compagnia e incomincia a rappresentare lavori di altro stampo rispetto a quelli della tradizione familiare (che, comunque, non metterà da parte). Così, collabora con Aniello Costagliola e Raffaele Chiaruzzi ("A' femmena" e "L'agnello pasquale", tratte da opere del Boccaccio) e, addirittura, con Luigi Pirandello, altro grande drammaturgo meridionale, dato che era nato ad Agrigento (riduzione in napoletano di "Liolà").

Vincenzo Scarpetta
Scarpetta nel 1909.

Durante tutti gli anni '30 del XX secolo ritorna ad occuparsi anche della sua passione adolescenziale, la musica. Nel 1939, è scritturato pure dalla compagnia di Raffaele Viviani, con cui rimarrà fino al 1944. È stato anche cinesta e testimonianze in merito se ne possono trovare nell'archivio di famiglia, che conserva numerose sceneggiature di sua produzione. Alla luce di tali scoperte, c'è chi è portato a considerarlo un pioniere del cinema muto partenopeo, se non nazionale. Come attore, tra le tante, si ricordano le parti in: "Il gallo nel pollaio" (1916), "Scarpetta e l'americana" (1918) e "La dama bianca" (1938). Muore il 3 agosto 1952 ed è seppellito nella cappella di famiglia, nel cimitero napoletano di Poggioreale.