La storia delle carte da gioco napoletane

Alzi la mano chi non ha mai sfidato gli amici a scopa, briscola e/o a tresette? È difficile immaginare possa esserci qualcuno con il braccio teso come risposta ad una domanda del genere.

I giochi di carte nel Mezzogiorno d'Italia sono una specie di istituzione sacra. Bambini, adolescenti, adulti e anziani, saranno pochissimi quelli che non conoscono le regole di questo o quel gioco.

Nel Meridione continentale (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise e Puglia) la tipoligia più usata è quella "napoletana". Appartengono alla famiglia spagnola, che comprende i semi di bastoni (anche detti "mazze"), di coppe, di denari (o "ori") e di spade, per un totale di 40 carte. Il mazzo va dall'asso al Re (il 10) e come "figure" prevede il Fante (o Donna, l'8) e il Cavallo (il 9).

Il tipo spagnolo presenta i bastoni come "tronchi" (o "randelli") e le spade più corte rispetto alle omologhe del resto della Penisola. La struttura delle carte napoletane risale al XVI secolo, come si può capire dalle acconciature delle figure. Inoltre, il volto che compare nel 3 di bastoni è detto "Gatto Mammone" perché ha dei folti baffi (come le vibrisse di un gatto), il 5 di spade contiene scene di semina, il cavallo dello stesso seme ricorda un cavaliere saraceno, l'asso di denari si contraddistingue per un'aquila bicefala e, in alcuni giochi, il Re d'oro è detto matta e può essere usato come un "jolly".

Le origini sono avvolte nel mistero. C'è chi sostieni arrivino dall'Asia, chi dall'Egitto. Abbastanza probabile che la diffusione delle carte in Europa sia merito degli Arabi. Infatti, i conquistatori islamici le avrebbero portate con sé in Spagna. Dalla penisola iberica, le carte da gioco arrivano a Napoli negli anni, per l'appunto, della dominazione spagnola. Nella città partenopea ebbero un successo talmente grande da essere sottoposte a tassazione, per volontà delle autorità. E se, in origine, i semi indicavano i ceti in cui era divisa la società del Medioevo, ovvero i mercanti (denari), i contadini (bastoni), il clero (coppe) e i guerrieri (spade), con l'affermazione nel napoletano, il 10 di spade iniziò ad essere, di volta in volta, il sovrano del tempo e così via anche per gli altri valori, ad ognuno dei quali si assegnava uno specifico significato. Il tutto stava a dimostrare come avessero fatto breccia tra il popolo, diventando un costume che, ancora oggi, è molto in voga in quasi tutto il Sud.