La storia meridionale del tonno in scatola

Si tratta di un prodotto diffuso nel Sud Italia e la cui Storia affonda le radici molto indietro nel tempo.

Parliamo del tonno e della sua pesca, che avviene attraverso la pratica della mattanza, durante la quale si adopera la tecnica delle tonnare. Questa consiste in un sistema tradizionale di cattura dei pesci che prevede l'uso di reti fisse.

Le prime industrie del tonno sono sorte tra il III e il II secolo a. C. nel Mediterraneo. Nel Mezzogiorno d'Italia, le aree interessate da questa attività erano la Sardegna e la Sicilia. Proprio in quest'ultima isola, a partire dal IX secolo d. C., nascono le prime tonnare.

Dal XV secolo in poi fanno la loro comparsa le prime conserve di tonno in olio d'oliva. In questo modo si trattava soprattutto la ventresca, che costituisce la parte più pregiata del pesce. Un balzo in avanti nel procedimento che riguarda la conservazione si ha nel XIX secolo grazie al francese Nicolas Appert. Costui inventò un metodo che comportava il ricorso ad un recipiente a chiusura ermetica nel quale era inserito e chiuso il cibo, poi portato ad una temperatura così elevata da uccidere i microbi. La produzione in tal senso fu sperimentata per la prima volta, nel 1812, dagli inglesi Bryan Donkin e John Hall.

Ebbene, tra i primi ad intuire le potenzialità in ambito industriale e dal punto di vista commerciale dell'uso di tale tecnica ci fu un imprenditore della famiglia Florio, originaria di Palermo. Infatti, nel 1874, Ignazio Florio acquistò la tonnara di Favignana e diede impulso a questo nuovo settore economico, riscuotendo anche successo. Non a caso, incominciò un'esportazione su scala mondiale. Addirittura, in occasione della quarta Esposizione Nazionale che si svolse nell'attuale capoluogo di regione siciliano, Florio presentò un innovativo modello di scatoletta di latta con apertura a chiave. L'ennesimo esempio di inventiva meridionale capace di lasciare un segno nella Storia del Mondo.