Nino D'Angelo confessa tutto da Serena Bortone: "Hanno sparato dentro casa mia"

Nella puntata di ieri a Oggi è un altro giorno, c'era un ospite d'eccezione: a parlare della sua lunghissima carriera nella musica, Nino D'Angelo che ha anche descritto un momento molto doloroso, anzi spaventoso, della sua vita che lo ha obbligato a lasciare Napoli per tanto tempo.

Nino D'Angelo si è raccontato a 360 gradi non solo parlando del suo amore per la musica ma anche della sua vita privata e della sua infanzia difficile, in una città complessa e in una famiglia non agiata: "Facevo il chierichetto in chiesa ho preso i soldi dall’acquasantiera e li ho messo nella busta. Ho chiesto al padre cosa farne, lui mi ha detto di portarli a casa perché quel denaro erano destinato ai poveri, e noi lo eravamo. Sono tornato rinfacciando la cosa a mio padre, che mi ha risposto che se volevo vivere nel lusso potevo andare a casa della signora del piano di sopra, che poi era anche la proprietaria del nostro alloggio. Io ci ho pensato perché la signora mi voleva bene e da lei si mangiava senza problemi, poi ho guardato gli occhi di papà e ho deciso di rimanere perché li c’era la mia vita e la mia casa.  Sono fiero delle mie origini e dei miei parenti. Vicino alla famiglia non esiste niente. Mio padre mi diceva che ci dovevamo abituare al poco, che dovevamo imparare a sopportare e ad accontentarci del poco. Quando si ha tutto, arrivare alla felicità non è facile, quando non si ha niente basta una piccola cosa"
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Il cantautore partenopeo ci ha tenuto a dire anche la sua opinione su quella sorta di razzismo che ancora affligge non solo la società ma anche l'ambiente musicale nei confronti della musica napoletana: "Ho sofferto. C’era razzismo musicale nei miei confronti, questo fatto mi faceva arrabbiare. Io volevo sentirmi uguale agli altri, ma al massimo cantavo a Secondigliano, non mi concedevano il teatro di Napoli"
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E poi raccontando della sua città ha ricordato un evento che ha scosso tutta la sua famiglia e lo ha costretto ad allontanarsi da Napoli per paura: "La Camorra ha sparato in casa mia. In ventiquattro ore ho deciso, mia moglie mi ha detto che se ne sarebbe andata con i bambini, io amo Napoli, ma la famiglia è più importante. Hanno sparato due volte, ci siamo messi paura perché era una cosa seria. Sono situazioni complicate, all’inizio ho vissuto molto male l’allontanamento dalla mia terra e delle mie origini.  Poi col tempo sono tornato, mi hanno anche dedicato un murales."
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