Vincenzo Salemme asfalta tutti: "Siamo imprigionati in un cliché, finiamola"

Vincenzo Salemme, regista e attore, in una recente intervista ha voluto descrivere l'essere napoletano e di come questo spesso e volentieri rientri in una serie di cliché da cui è difficile uscire, nonostante la fama, il successo e la bravura: questi cliché sono presenti ovunque e in qualsiasi campo.

Salemme nasce a Bacoli il 24 luglio 1957, frequenta  il Liceo Scientifico Umberto I per poi iscriversi alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università Federico II di Napoli. Nel 1976 entra a far parte della compagnia teatrale Tato Russo, trasferitosi a Roma l'anno successivo si unisce alla compagnia di Eduardo De Filippo. Entra a far parte del mondo del cinema grazie alla conoscenza con Nanni Moretti.
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Il suo primo film in veste di regista e attore avviene con i due attori Carlo Buccirosso e Maurizio Casagrande ne L'amico del cuore, l'anno successivo porta sul grande schermo Amore a prima vista, entrambi i film ottengono un enorme successo. Dal 200 decide di dedicarsi al suo primo amore, il teatro senza mai dimenticare il cinema sempre accompagnato da Maurizio Casagrande, Carlo Buccirosso e altri attori che prenderanno sempre parte ai suoi lavori, Biagio Izzo, Nando Paone e Tosca D'Aquino.
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In un'intervista a La Stampa Vincenzo Salemme parla del nuovo spettacolo tratto dal suo libro "Napoletano? E famme 'na pizza" in cui parla di tutti gli stereotipi legati all'essere nato a Napoli. Per prima cosa gli viene chiesto cosa significa per lui la sua città: "Napoli è davvero mille cose, ma la curiosità è capire cosa significa nascerci. Il napoletano è l'unico al mondo che non deve solo "essere" ma deve "fare". Se sei napoletano, devi bere un caffè caldo in tazze roventi, essere un devoto San Gennaro e un grande fan del Napoli oltre che un fanatico di pizza e mozzarella. Devi conoscere "A livella" a memoria e non essere mai di cattivo umore, altrimenti che napoletano sei? Guai a me che ho una casa in affitto a Napoli, perché vivo in Toscana. Mi chiamerebbero un traditore. Insomma, una serie di luoghi comuni che a volte imprigionano un po'"

Poi continua ricordando come si sentiva da bambino quando ascoltava questi stereotipi: "E a pensare da bambino avevo paura di questa città. Sentendo il detto "Vedi Napoli e poi muori", ho creduto che John Kennedy fosse morto perché aveva visitato la nostra capitale prima dell'attacco. L'ho scritto anche in un temino in classe e le suore si sono arrabbiate tantissimo."

Non poteva mancare di parlare della sua esperienza con Eduardo De Filippo e la sua compagnia: "Anche se era leggendariamente severo, lo vedevo fragile e mi sentivo come se avessi a che fare con mio nonno. All'inizio dovevo fargli tenerezza perché ero un ragazzo molto magro e invece di un ruolo in più mi faceva dire qualche battuta per farmi guadagnare di più. Disse: 'Oh uagliò tiene fame?'"
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