Quando gli svizzeri emigrarono in una città del Sud: la storia che nessuno conosce

Sono in pochi a conoscere la storia che stiamo per raccontare, questa narra di un'emigrazione avvenuta ben cinque secoli fa, prima, durante e dopo il Regno delle Due Sicilie, in cui alcuni abitanti della Svizzera decisero di partire dalle Alpi, attraversare buona parte dell'Italia per trasferirsi in una città del Sud, una città talmente frenetica che si dice non dorma mai. Gli svizzeri decisero di andare a Napoli.

E' storicamente testimoniato che sin dal Rinascimento, Napoli era una meta molto ambita da soldati mercenari e artisti di ogni tipo (scrittori, musicisti, architetti e pittori), ma era anche una terra fertile per banchieri e commercianti. Molti svizzeri si recarono nella città partenopea con le proprie conoscenze e crearono quasi immediatamente un flusso economico di enorme portata.

Gli investimenti della comunità svizzera erano molteplici, spesso concentrati nella produzione di materiali tessili, per esempio, la Schaepfer Wenner & C di Salerno era una fabbrica talmente produttiva e innovativa da destare l'interesse del re, Ferdinando II, che decise di premiare il suo fondatore, Federico Alberto Wenner, con una medaglia d'oro. Il Cotonificio Egg, una delle più grandi aziende esportatrici di prodotti tessili in Italia, diede le origini alle Manifatture Cotoniere Meridionale che, fino all'arrivo dei tedeschi durante il Secondo Conflitto Mondiale, era uno dei fulcri industriali più importanti d'Italia.

Ma gli svizzeri si ingegnarono anche in altri campi dell'industria, un esempio è l'industria metallurgica Corradini, di Giacomo Corradin di Sent, che produceva la più alta percentuale d'ottone d'Italia dalla sede di San Giovanni a Teduccio; un altro esempio, questa volta più romantico, è quello di August Von Wittel. August era nativo di Berna e lavorava come tecnico delle ferrovie, si trasferì a Napoli nel 1841 e conobbe una donna di cui si innamorò perdutamente. Dopo aver partecipato alla costruzione della Napoli - Portici (la prima ferrovia d'Italia), decise di lasciare il lavoro per restare con la fanciulla, figlia di un pastaio di Torre Annunziata (Voiello vi dice qualcosa?)

Gli investimenti degli svizzeri, ovviamente, non si fermarono solo alla produzione industriale, fecero costruire diversi hotel sia a Napoli che sulle isole ( come l'Hotel Suisse di Ischia, o il Grand Hotel di Mergellina che ora ospita il Consolato Americano), ma vennero anche progettati edifici di una grandissima rilevanza storica: Pietro Bianchi di Lugano fu l'architetto che firmò il progetto per la Chiesa di San Francesco di Paola ( in piena Piazza del Plebiscito) costruita per ordine di Ferdinando I.

La fiorente economia di quei tempi era dovuta ad una chiara politica protezionista dei Borboni, che tutelò la produttività delle aziende locali attraverso una politica di dazi e sostegni reali. Questo giocò a favore della comunità svizzera che aveva come unico intento stabilire un piccolo mercato produttivo da cui ricavare abbastanza profitto, senza concorrenza, idee rivoluzionarie o religiose. Ma il mercato così definito dalle politiche borboniche era completamente chiuso questo portò al fallimento l'intero sistema economico meridionale dopo l'Unità d'Italia.