Premiata dalla NASA la straordinaria scoperta del team meridionale!

Un team di scienziati, impegnati nella ricerca spaziale presso l'Università di Palermo, ha fatto una scoperta sensazionale: una nuova stella di neutroni nella Supernova SN1987A. A testimoniare quanto questa scoperta sia d'importanza cruciale per la comprensione dell'Universo c'è l'articolo della NASA con l'intervista agli scienziati - ricercatori italiani.

Gli scienziati, Emanuele Greco, Marco Miceli e Giovanni Peres hanno rilasciato un'intervista all'Ufficio Stampa della NASA affermando: "Lo studio ha mostrato le prime evidenze della presenza di una stella di neutroni associata alla supernova osservata il 23 Febbraio del  1987 nella Grande Nube di Magellano. La supernova in questione, nota come SN 1987A, è stata la prima supernova osservabile ad occhio nudo negli ultimi 400 anni e sin dal 1987 gli astronomi hanno cercato di capire se una stella di neutroni fosse sopravvissuta all'esplosione, e se si fosse invece prodotto un buco nero. Il lavoro condotto, mostra che le tracce della presenza di una stella di neutroni, avvolta e parzialmente oscurata dai detriti dell'esplosione, sono visibili nell'emissione nei raggi X."

Emanuele Greco, il dottorando del Dipartimento di Fisica e Chimica Emilio Segrè e primo autore dell'articolo scientifico pubblicato su "The Astrophysical Journal" dal titolo "Indication of a Pulsar Wind Nebula in the hard X - ray emission from SN 1987A", sottolinea insieme al collega Marco Miceli, che la scoperta della stella a neutroni fornisce informazioni del tutto nuove alla fisica per analizzare le esplosioni e le fasi evolutive delle supernove compatte (queste hanno una massa confrontabile a quella del sole, ma sono concentrate in un raggio di pochi chilometri).

Il ricercatore, Emanuele Greco, è stato anche guida e coordinatore del team internazionale che ha visto la partecipazione non solo dell' Università di Palermo, ma anche di alcuni ricercatori dell' Osservatorio Astronomico di Palermo (INAF), dell'Astrophysical Big Bang Laboratory (RIKEN) e della Kyushu University giapponese.