Dal Sud al Canada per salvare vite umane: ora è primo neurochirurgo

Stefano Priola, nato a San Marco d'Alunzio nella provincia di Messina in Sicilia è un giovanissimo neurochirurgo (classe 1984) che dopo aver terminato gli studi alla Facoltà di Medicina nell'Università di Messina ha cominciato la sua carriera in Canada, prima con il suo lavoro di neurochirurgo e adesso con l'insegnamento alla Northern Ontario School of Medicine.

La preparazione, il continuo rinnovare la propria conoscenza ha reso questo giovanissimo chirurgo messinese, il primo medico ricercatore presente in Canada del Nord, in grado di curare pazienti affetti da Stroke ( ictus o colpo apoplettico che si verifica in caso di perdita lenta e costante di sangue all'interno del cervello che provoca la morte cellulare).

L'eccellenza meridionale comincia la sua dichiarazione con parole molto importanti per tutti i giovani che cercano di farsi strada in un momento così difficile, non solo per l'Italia ma per tutto il mondo: "Mi sembra di vivere un sogno. Proprio quando credevo che non ci fosse più alcuna possibilità, mi è capitata tra le mani l'occasione della mia vita. Mettete il cuore in tutto ciò che fate."

Stefano Priola racconta la sua storia in un'intervista alla Gazzetta del Sud: "Nel Giugno del 2019 ho iniziato la mia quarta fellowship, che è appunto un approfondimento specifico su una determinata area medica. E questa volta ho deciso di focalizzare la mia attenzione sulle procedure endo - vascolari, e cioè quelle che permettono il trattamento di alcune malattie celebrali vascolari con accesso attraverso i vasi sanguigni. Si utilizza un vaso di grosso calibro, ad esempio l'arteria femorale, e con specifici cateteri si raggiunge il cervello".

Sul possibile ritorno in Italia, nella sua Messina dice: "Mi manca la mia famiglia, i miei amici, il calcio amatoriale che ho praticato con l'Aluntina, la squadra del mio paese. Insomma, mi manca casa, ma qui siamo felici. Per quanto riguarda la carriera in Italia non sono sicuro di cosa sarei riuscito a fare. Nonostante i tanti pregiudizi in merito, spesso legati a qualche caso eccezionale, anche in Italia per poter fare carriera bisogna comunque lavorare sodo. A Messina ho lasciato tanti colleghi e amici molto preparati, da cui ho imparato molto, e che lottano ogni giorno contro mille avversità per poter garantire delle cure di ottimo livello."