Sud e Magia: chi è l'antropologo meridionale che studiò il Tarantismo

Nato a Napoli il Primo Dicembre del 1908, studiò all'Università Federico II di Napoli per laurearsi in "Storia delle religioni" ed è attraverso i suoi studi che si avvicina allo storicismo di Benedetto Croce adottandolo in seguito, come metodo per lo studio delle tradizioni, superstizioni e folclore nel Meridione d'Italia.

Negli anni Cinquanta dedicò tutto il suo tempo allo studio delle sopravvivenze magiche del Sud nella realtà contadina, cominciando la stesura del primo libro, di quella che è chiamata la trilogia del Meridione. Un'opera interamente dedicata alla descrizione di riti magico – religiosi proponendo una interpretazione che va al di là dell'indagine territoriale per entrare nella psicologia dei comportamenti rituali di fronte al "negativo".

In "Morte e pianto rituale" E. De Martino analizza scrupolosamente il lamento funebre ed il pianto, questi si pongono come funzione sociale, un ammortizzatore per il dolore, gli strumenti per superare e accettare il trauma causato dalla morte e ristabilire l'ordine nella vita quotidiana.

In "Sud e Magia" la ricerca si sposta sulla ricostruzione di alcune cerimonie magiche (malocchio, esorcismo, fattura ecc) non da un punto di visto meramente descrittivo, ma attraverso un punto di vista sociologico, di come queste cerimonie fossero, in realtà delle risposte e protezioni psicologiche a determinati stimoli negativi.

Ne "La terra del rimorso" l'obiettivo è lo studio del "Tarantismo", quello stato d'isteria collegato, nella tradizione popolare, al morso della tarantola; questo comportamento è riscontrato spesso nel medesimo periodo dell'anno e solitamente nelle donne, De Martino lo analizza completamente immerso nel contesto, nelle relazioni, nel tempo e nello spazio.

L'antropologo culturale lo definisce non una malattia ma un fenomeno culturale e terapeutico propriamente salentino in cui il "morso" rappresentava il "male" il negativo che veniva curato attraverso musica e balli, movimenti frenetici e spesso incontrollati. Il tarantismo è un rito attraverso il quale una crisi viene espressa e superata ristabilendo l'ordine psichico e sociale.

La magia non è più espressione d'irrazionalità, di inferiorità, attraverso gli studi di De Martino, la magia diventa espressione culturale pura, genuina, lo strumento che permette ad un intero gruppo di persone di recuperare attraverso un rituale la calma, la stabilità messa in discussione da una situazione di disagio materiale e o esistenziale. La dimensione del magico, come anche la religione, offre all'uomo un rifugio dal "male", collocandosi ad un' altezza metafisica protetto da ogni avvenimento futuro.

Insomma, Ernesto De Martino mostra come le tradizioni magiche e del folclore non siano solo una pura manifestazione istintiva e primitiva di un bisogno primordiale, ma che sono il migliore strumento razionale per la sopravvivenza allo stress quotidiano, portandole al di là del fenomeno puramente popolare per diventare vera e propria cultura storica e umanistica.