Oggi è il Dantedì: sapete che l'entrata dell'Inferno dantesco si trova al Sud?

Nella zona di Campi Flegrei, a Pozzuoli nella provincia di Napoli in Campania, esiste un lago dall'aspetto misterioso e oscuro, le sue acque sono state le protagoniste di moltissimi scritti mitici proprio perché rievocano il soprannaturale. Stiamo parlando del Lago D'Averno: il luogo dove Ulisse discese negli inferi, il luogo dove Dante Alighieri entra nella "selva oscura" per intraprendere il suo lungo viaggio nei gironi dell'Inferno.

Il nome del lago deriva dal termine greco "Avernus" che significa "senza uccelli", e si trova all'interno di un cratere vulcanico che ha più di 4000 anni: prima che si formasse il Monte Nuovo a seguito di un eruzione, l'Averno e il Lago Lucrino erano separati solo da un sottile lembo di terra e circondati da nubi di gas vulcanici sotterranei dei Campi Flegrei (in greco phlegrei vuol dire bruciare, per questo la zona era anche detta Terra di Fuoco).

La particolare atmosfera surreale e magica di questo luogo, le acque fosche e impenetrabili, le nebbie ingannevoli e il silenzio innaturale, hanno favorito la creazione di un posto mitico con un alone di mistero imperscrutabile: i greci vi avevano collocato sulle sue sponde il popolo dei Cimmeri, un popolo che amava l'oscurità e scappava dalla luce solare, il popolo che fa da guardiano alla porta degli Inferi, il custode  dell'Oracolo dei Morti.

Come racconta Omero nell'Odissea, è dal lago D'Averno che Ulisse riesce a penetrare i sotterranei dell'Ade, fino a giungere dall'indovino Tiresia per porgli una domanda molto importante. Nel sesto libro dell'Eneide di Virgilio, Enea accompagnato dalla Sibilla,  raggiunge un fitto bosco e un lago, qui interroga lo spirito di Anchise, che gli rivelerà il suo destino e quello di Roma.

Non è un caso che Dante abbia cominciato il suo viaggio letterario proprio qui, cintando anche tutti i personaggi che sono discesi nell'Ade e gli scrittori, scegliendo Virgilio come suo accompagnatore e guida. La Divina Commedia, un'opera di un'immensa bellezza e profondità che dopo 700 anni è ancora capolavoro indiscusso della letteratura mondiale.

 

"Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.

Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinova la paura!

Tant’è amara che poco è più morte;
ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai,
dirò de l’altre cose ch’i’ v’ ho scorte.

Io non so ben ridir com’i’ v’intrai,
tant’era pien di sonno a quel punto
che la verace via abbandonai.

Ma poi ch’i’ fui al piè d’un colle giunto,
là dove terminava quella valle
che m’avea di paura il cor compunto,

guardai in alto e vidi le sue spalle
vestite già de’ raggi del pianeta
che mena dritto altrui per ogne calle.

Allor fu la paura un poco queta,
che nel lago del cor m’era durata
la notte ch’i’ passai con tanta pieta."