Uno degli artefici dell'epoca d'oro di Napoli: Libero Bovio

Agli inizi dell'Ottocento, ci fu quella che venne definita l'Epoca d'Oro della canzone napoletana; in questo periodo la canzone napoletana ha valicato i confini nazionali per diventare immortale e la più eseguita anche da interpreti non napoletani come Luciano Pavarotti, Celine Dion, Elton John, Paul McCartney e moltissimi altri. Queste opere sono divenute così famose non solo per i prestigiosi interpreti che ne hanno fatto la pietra miliare della propria carriera, ma anche per le parole usate, quella poesia resa in musica da grandi poeti, tra cui Libero Bovio.

Libero Bovio, nasce a Trani da un professore di filosofia e una maestra di pianoforte, questo ha fatto sì che si appassionasse fin da piccolo alla musica e al teatro, ma più che alla musica classica era legato alla rappresentazione dialettale. Alla morte del padre dovette cercare un impiego che lo portò prima a scrivere per un giornale locale, poi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli; qui cominciò a scrivere nutrendo il suo talento, dedicando molto tempo alla musica e al teatro che divenne riconosciuto quando divenne Direttore di alcune case editrici partenopee.

Ebbe il suo primo successo con la canzone "Surdate" e da lì ebbe inizio l'assidua collaborazione con moltissimi musicisti che parteciparono alla messa in musica di: "Tu ca nun chiagne", "Reginella", "O Paese d' 'o sole", e "Lacreme napulitane". L'espressione più vera del suo pessimismo romantico si sente, però, nelle canzoni "Chiove" e "L'addio", in cui la poesia diventa sofferenza allo stato puro, quasi palpabile.

Bovio fu anche un autore teatrale, raccontando delle vicende proprie dell'epoca che descrivevano una moltitudine di situazioni diverse (il carcere, l'onore, l'emigrazione) ed anche in questo caso ha regalato dei grandi classici conosciuti in tutto il mondo: Lacreme Napulitane, Carcere, Zappatore, 'E figlie e Guapparia.

Bovio insieme a Salvatore Di Giacomo, Ernesto Murolo e E.A. Mario hanno dato alle parole un senso così profondo e poetico da essere ricordati tutt'ora, a distanza di quasi due secoli nei più grandi teatri del mondo e non solo.