Il grande poeta meridionale che dedicò i suoi versi al Sud

Rocco Scotellaro nasce a Tricarico, un comune in provincia di Matera, Basilicata, con l'animo del poeta, nonostante le umili origini, riesce a compiere gli studi classici in collegio, frequenta la facoltà di Giurisprudenza ma non ne consegue la laurea per vicissitudini familiari e decide di tornare nelle sue terre natie.

Comincia un'intesa attività sindacale, tutta incentrata sulla condizione dei contadini meridionali, che sfocia poi nella fondazione di un partito nel paese di Tricarico e l'elezione a Sindaco dello stesso. Designa come suo mentori e amici Manlio Rossi Doria, economista e accademico italiano, e Carlo Levi, l'autore di uno dei romanzi più importanti del Novecento italiano, "Cristo si è fermato ad Eboli".

L'attività politica di Scotellaro è imperniata sull' estirpare il malessere e lo sfruttamento nelle campagne del meridione, con la ferma volontà di coinvolgere l'intera popolazione del sud alla partecipazione per la conquista di condizioni migliori, egualitarie e salari soddisfacenti per tutto. Ma la politica lo deluse molto, tanto da abbandonare ogni tipo di carica istituzionale e politica per dedicarsi interamente alla scrittura di poesie.

Le opere di Rocco Scotellaro sono intrise dell'orgoglio di appartenere alla classe contadina meridionale, di essere nato nelle più belle terre del mondo, nonostante a cupidigia e prepotenza le avesse rese povere, ma comunque ricche di sentimenti genuini e accorati. Ogni riga è un frammento di cuore che il poeta ha destinato al suo paese, leggendole si entra in un mondo fatto di ricordi e paesaggi sublimi, in cui ogni parola evoca gli odori del meridione. Tutte le sue poesie vengono pubblicate dopo la sua morte per l'interessamento di Carlo Levi e Manlio Rossi Doria, suoi cari amici, e ricevettero moltissimi premi e riconoscimenti letterari. Luchino Visconti lo amò profondamente, tanto da dedicargli uno dei suoi capolavori "Rocco e i suoi fratelli".

"Noi non ci bagneremo sulle spiagge
a mietere andremo noi
e il sole ci cuocerà come la crosta del pane.
Abbiamo il collo duro, la faccia 
di terra abbiamo e le braccia
di legna secca colore dei mattoni.
Abbiamo i tozzi da mangiare
insaccati nelle maniche
delle giubbe ad armacollo.
Dormiamo sulle aie
attaccati alle cavezze dei muli.
Non sente la nostra carne
il moscerino che solletica
e succhia il nostro sangue.
Ognuno ha le ossa torte
non sogna di salire sulle donne
che dormono fresche nelle vesti corte."

Noi non ci bagneremo - Rocco Scotellaro (1948)