5 Modi di Dire del Sud che sono delle vere perle di saggezza

E' risaputo che a Napoli, così come in tutto il Meridione, ci sono frasi formate da pochissime parole ma che descrivono situazioni complesse o, addirittura, vicende storiche come esempi per la vita giornaliera. Insomma "le perle" filosofiche fornite dai modi di dire sono veri e propri insegnamenti, semplici e sempre efficaci.

Ne facciamo alcuni esempi:

"A carne a sotte e 'e maccarune 'a 'coppa": letteralmente "la carne sotto e i maccheroni sopra", una metafora che intende uno stravolgimento delle cose. Nello specifico si intende un ribaltamento dei ruoli per cui un incapace svolge un ruolo che non potrebbe mai fare e colui che ne è capace, invece non lo svolge; oppure, ritenere che qualcosa di palesemente prezioso sia inferiore a qualcosa di palesemente scadente.

"A mala nuttata è a figlia femmena": letteralmente "La brutta nottata è la figlia femmina". In questo caso, andiamo ad indagare su ragioni storiche, oltre che sociali; qualche tempo fa, la nascita di un figlio di sesso femminile era ritenuta, se non una vera e propria sciagura, una questione molto difficile. La figlia femmina aveva bisogno di molte premure, essere maritata (quindi la ricerca del marito adatto spesso attraverso " o' matrimonio purtato" cioè deciso dalle famiglie), portata al matrimonio vergine (bisognava stare attenti a chi lei concedesse attenzioni e chi le desse a lei) e la necessaria dote. In sostanza, il detto intende che una serie di episodi impediscono il buon risultato di una qualsiasi attività.

"Fa 'o scemo pe' nun ghi' 'a'guerra": letteralmente "Fa lo scemo per non andare in guerra", il metodo più utilizzato, quando c'era la leva militare, per non arruolarsi. La frase intende chi fa finta di non capire per non dover discutere, per evitare le conseguenze di un qualche tipo di comportamento.

"Fessarie 'e cafè": letteralmente "Sciocchezza/ fesseria da caffè". Descrive ciò che accade quando una chiacchierata s'infervora fino a diventare una discussione turbolenta ma in cui questa animosità viene placata dall'intervento di qualcuno che sdrammatizza riportando la polemica nei toni della chiacchiera frivola.

"Fa' 'o guaragno' e Maria Vrienne": letteralmente "fare il guadagno di Maria Brienne". La nascita di questo modo di dire ha una ragione storica; Maria De Brienne era la contessa di Lecce che divenne Regina di Sicilia. Sposò Raimondo Ordini del Balzo, Principe di Taranto e con il loro matrimonio e ricchezze costituirono il più grande feudo d'Italia.

Nel 1406 il feudo venne assediato da Ladislao D'Angiò e quando si concluse, Raimondo Orsini era morto, per cui la contessa rimasta vedova accettò la proposta di matrimonio del D'Angiò. C'era però un piccolo dettaglio, le mogli del re avevano il particolare talento di morire prematuramente e quando gli amici della contessa le fecero notare in dettaglio lei rispose "Non me ne curo, chè se moro, moro da Regina!" Dopo le nozze, del 1407, Maria di Brienne venne condotta a Napoli con il suo nuovo marito, qui scoprì che il caro re aveva moltissime amanti, ma perché era benvoluta dal popolo napoletano, decise di rassegnarsi a portare le regali corna.

Ladislao muore sette anni dopo il matrimonio e il regno passa nelle mani di Giovanna II D'Angiò Durazzo, notoriamente una donna dai grandiosi appetiti sessuali che però non smorzavano la sua infinita crudeltà, poco tempo dopo, infatti Giovanna II vide nella contessa un nemico e la fece imprigionare (Non temete, la contessa fu liberata qualche anno dopo per tornare a Lecce e successivamente ottenne il Principato di Taranto). Il detto intende che spesso cercando di fare l'affare della propria vita si rischia di perdere tutto, sopratutto se ci sono tanti elementi che dicono l'esatto contrario. Non ascoltare i consigli altrui e non osservare con attenzione arreca molti danni.