Carnevale 2020, arriva il giovedì grasso: ecco perché si chiama così

Manca pochissimo alla celebrazione del Carnevale, festa che si celebra ogni anno in tutti i Paesi di origine cattolica. Le origini del termine sono antichissime: deriva da "Carnem levare", espressione latina con cui si faceva riferimento ad una regola ecclesiastica risalente al Medioevo che obbligava ad astenersi dal mangiare carne a partire dal primo giorno di Quaresima, ossia il giorno immediatamente successivo al Carnevale fino al Giovedì Santo che precede la Pasqua.

I giorni in cui è sentita di più la celebrazione del Carnevale, che cade secondo il calendario liturgico tra l'Epifania e la Quaresima, sono il giovedì grasso e il martedì grasso, ossia l'ultimo giovedì e l'ultimo martedì prima della Quaresima. Il Martedì grasso, che quest'anno cade il 25 febbraio indica la chiusura del Carnevale e dei suoi festeggiamenti, poiché la Quaresima inizia il giorno dopo il Martedì grasso ossia il Mercoledì delle Ceneri.

Le origini e il significato del Giovedì Grasso

Oggi 20 febbraio cade invece il Giovedì Grasso. Ma quali sono le sue origini e perché si chiama così? L'ultimo giovedì prima dell'inizio della Quaresima detto "grasso", era il giorno in cui a Piazza San Marco si celebrava un'importante vittoria. La Serenissima aveva affrontato il patriarca Ulrico, uomo molto fedele all'imperatore, per via di una bolla papale che assegnava al Patriarcato di Grado tutta la Dalmazia. La leggenda racconta che Ulrico approfittò della guerra tra Venezia, Ferrara e Padova per colpire Grado. Così per ricordare la vittoria si stabilì che ogni Giovedì Grasso i macellai avrebbero tagliato la testa ai tori come simbolo di liberazione da ogni tipo di ostacolo. Tante le esibizioni per festeggiare questa ricorrenza tra cui il cosiddetto volo dell'angelo che, dal campanile di Piazza San Marco svolazza sulle teste di tutti i veneziani in festa.

Il motivo per cui questi due giorni - il martedì grasso e il giovedì grasso - sono detti "grassi" risiede principalmente nel fatto che in questa occasione c'era l'usanza di mangiare in abbondanza per eliminare tutte le scorte di cibo in possesso prima dell'inizio del digiuno.