Giordano Bruno, 420 anni dal rogo del filosofo napoletano

Il 17 febbraio del 1600 veniva arso vivo a Campo de'Fiori una delle menti più brillanti e geniali di tutto il Sud. Sono passati ben 420 anni dal rogo del filosofo napoletano ucciso dal fondamentalismo religioso. Ma vediamo più nel dettaglio chi è il filosofo del Sud che suscitò l'ira della Chiesa.

Chi è Giordano Bruno

Filippo Bruno, conosciuto da tutti come Giordano Bruno, nasce a Nola, in provincia di Napoli, nel 1548. A 17 anni prende i voti come monaco domenicano cambiando il suo nome in "Giordano". Appassionato di scienza e naturalismo, pian piano iniziò a distaccarsi dalle teorie dogmatiche della religione cristiana e a renderle note attraverso i suoi scritti, che gli procurano un processo per eresia da parte della Santa Inquisizione. Nel 1576 abbandona la sua vocazione religiosa e l'abito domenicano fuggendo prima a Roma e poi al Nord Italia. Scrisse numerosi libri in cui rese palese la sua dottrina filosofica imperniata sul concetto di naturalismo rinascimentale, considerato ai quei tempi dalla Chiesa un pensiero antidogmatico e contrario ai principi cristiani. I suoi scritti furono così messi all'indice e lo condussero alla definitiva accusa di eresia che lo portò ad essere bruciato vivo sul rogo il 17 febbraio del 1600 a Campo de'Fiori a Roma.

Perché fu condannato dalla Chiesa come "eretico"?

Anzitutto il filosofo partenopeo negò la trascendenza di Dio, uno dei principi cardine della religione cristiana. Considerò la natura di Dio come immanente, concetto del "Deus sive natura" (Dio quindi la natura) ripreso poco dopo dal filosofo panteista Spinoza. Giordano Bruno sostenne poi apertamente che la finalità della religione è di natura pratica e politica: "serve a controllare i 'rozzi popoli' ma alla vera scienza non serve la fede". Ancora, negò la superiorità dell'anima umana affermando che l'uomo è superiore agli altri animali non perché ne possiede una ma perché è dotato di una maggiore intelligenza e manualità. Con le sue teorie il filosofo napoletano si inimicò la Chiesa perché paragonò la passione per la natura a una passione amorosa definendola un "eroico furore", teoria inaccettabile per i cristiani che consideravano solo Dio, e non la natura, la più alta aspirazione dell'uomo. Infine il filosofo del Sud è considerato il precursore della modernità anche per aver anticipato la cosmologia dei nostri giorni, ipotizzando l'esistenza di infiniti universi.