Benino, storia e significato del pastore dormiente del presepe napoletano

Il Natale è alle porte e, in migliaia di casa napoletane, si danno gli ultimi ritocchi al presepe. Quello partenopeo si caratterizza per la ricchezza di particolari e il gran numero di personaggi. Uno dei più conosciuti è Benino, il pastore dormiente. Qual è la sua storia? E quale il suo significato?

Benino nella simbologia del presepe

Iniziamo la nostra disamina con il dire che, nel presepe napoletano, nulla è inserito per caso. Le figure sono ispirate a persone comuni, tipiche del popolo. Tuttavia, ognuna "significa" qualcosa, dal punto di vista religioso, e magari magico. E lo stesso vale per Benino, che è uno dei protagonisti de “La cantata dei pastori”, opera teatrale religiosa che risale al XVII secolo e metta in scena la nascita di Gesù. La sua statuina raffigura un giovane mandriano addormentato. Di solito, è posto lontano dalla Natività. Tutto ciò non per semplice vezzo, ma, appunto, per delle precise ragioni.

Il significato cristiano del pastore Benino

Innanzitutto, nel Vangelo secondo Luca, è possibile leggere:

“E gli angeli diedero l'annunzio ai pastori dormienti”

Perciò, Benino è un riferimento alle Sacre Scritture, creato per motivi di fede e per realizzare una rappresentazione quanto più autentica possibile dell'evento. Eppure, la cosa non è così semplice. Da sempre, il sonno è una metafora che si presta a mille interpretazioni. Nel corso del tempo, diversi artisti l'hanno usata per comunicare molto di più del semplice riposo.

Il dormire come metafora

Il sonno comporta il risveglio e, in questo caso, la rinascita in un nuovo mondo, in cui è stata rivelata la volontà di Dio, grazie all'arrivo di suo Figlio. Quello di Benino sarebbe, quindi, un sonno iniziatico, un rito di passaggio verso una realtà migliore, che causa un'evoluzione dell'anima. Inoltre, dormire vuol dire anche sognare. E, a tal proposito, è diffusa l'opinione che il sogno del pastore in questione non sia altro che il presepe stesso in cui sta riposando (da qui la sua posizione, distante dal centro). Il suo è, perciò, un atto di creazione e non solo di trasformazione.

L'allegoria degli anni

Anche la giovane età può essere oggetto di analisi. La gioventù è simbolo dell'incoscienza, quella che rischia di far perdere al ragazzo un evento fondamentale per la storia dell'umanità. Si tratta di una condizione propria di chi non ha ancora chiaro ciò che deve e può fare e che, per questo motivo, gli fa mettere a repentaglio la sua stessa vita. Situazione che può essere, non solo momentanea, ma anche duratura, almeno per coloro che decidono di non accettare la rivelazione divina.

La letteratura pastorale

Non mancano, poi, i riferimenti letterari. A parte, il passo del Vangelo che cita i pastori, Benino è legato all'antica tradizione della poesia pastorale. Ad esempio, nella quarta Bucolica di Virgilio si racconta di un nuovo mondo di pace, conseguenza della nascita di un bambino. In seguito, proprio in ambiente napoletano, tra la fine del '400 e l'inizio del '500, Iacopo Sannazzaro scrive il poema “Arcadia”, dal nome della regione greca che lo stesso Virgilio identificava come luogo tipico dell'attività pastorale. Quest'opera ha come protagonista un pastore di nome Sincero che, dopo un brutto sogno, decide di tornare a Napoli e le cui vicende si svolgono in un ambiente agreste. Tutti aspetti che sono presenti, anche, nel presepe. Inoltre, la figura di Cristo sarà scelta come protettore del movimento letterario dell'Arcadia, influenzato proprio dall'opera del Sannazzaro. E, ancora, questo movimento aveva come simbolo il flauto del dio Pan. Divinità dei pastori nell'antica Grecia, questi sognava un nuovo ordine universale. Particolare che, ancora una volta, si può associare al pastore dormiente.