Alberto Angela racconta di quando ha rischiato essere ucciso: le parole del conduttore

Alberto Angela è di sicuro uno dei più grandi divulgatori scientifici che ci sia in circolazione. Non tutti sanno, però, che la sua vita è stata ricca di spiacevoli incidenti, alcuni dei quali davvero spaventosi. Scopriamo cosa gli è accaduto

In molti penserebbero che la vita del divulgatore scientifico possa essere noiosa e ripetitiva. Nell’immaginario collettivo, infatti, molto spesso gli scienziati vengono percepiti come placidi topi di biblioteca. La realtà, però, è ben diversa. Basti pensare, ad esempio, alle avventurose spedizioni degli antropologi o all'eccitante vita dei documentaristi. Quello che è successo ad Alberto Angela, infatti, ha davvero dello straordinario. Il paleontologo molto spesso si è imbarcato in spedizioni estremamente pericolose. La sua grande passione per riscoprire i tesori nascosti del continente nero, ad esempio, è davvero arcinota. Le mille meraviglie culturali e naturalistiche dell'Africa, infatti, sono uno degli argomenti principali dei suoi documentari. Si sa, però, che in quei luoghi remoti molto spesso possono accadere inconvenienti davvero spiacevoli.

Gli animali selvatici, ad esempio, sono uno dei principali pericoli nei quali possono spesso imbattersi gli intrepidi documentaristi. Per chi fa il loro mestiere, però, le tecniche per salvarsi dagli agguati dei predatori sono ben consolidate da tempo. Molto più difficile, invece, è difendersi dall’uomo. È tristemente noto, infatti, che numerose sono le bande armate che spadroneggiano in quei territori. Uno dei più turbolenti, poi, è anche uno di quelli più ricchi di meraviglie naturalistiche: il Niger. Proprio in quel luogo stupendo, però, Alberto Angela e la sua troupe hanno rischiato di morire in modo atroce.

Ecco cosa è accaduto  in Niger a Alberto Angela e la sua troupe

Nel febbraio del 2002, il conduttore e paleontologo si trovava con la sua troupe su un percorso ben noto fra Algeria e Niger per girare alcune immagini documentaristiche. Appena arrivati in territorio nigerino, però, in mezzo al deserto hanno visto un veicolo velocissimo correre verso la loro direzione. D all’automobile escono tre uomini in divise militari che, armati di kalashnikov, cominciano a picchiare i documentaristi prendendoli in consegna per ben 15 ore. Calci al costato, pugni sulle tempie e violenze psicologiche inaudite, tutto fino al mattino seguente. Spogliati d’ ogni bene e tramortiti dalle percosse, sono stati poi fortunatamente rilasciati ed hanno raggiunto in tempo i soccorsi. Come tutti sappiamo Alberto e la sua troupe adesso stanno benissimo e continuano a regalarci documentari di indiscutibile bellezza. La prossima volta che ne vedremo uno, però, cerchiamo di ricordare il durissimo lavoro che c’è dietro.

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