Addio ad Angelo Lichieri, l'eroe che si calò nel pozzo per tentare di salvare Alfredino Rampi

E' morto Angelo Licheri, l'uomo che il 10 giugno di quarant'anni fa si offrì di scendere nel pozzo di Vermicino, nel tentativo di salvare il piccolo Alfredino Rampi. Licheri, che divenne noto come "l'uomo ragno", si è spento nella notte all'età di 77 anni nella casa di riposo San Giuseppe a Nettuno, dove ha trascorso l'ultimo periodo della sua vita.

In tanti ricorderanno il gesto eroico compiuto da Angelo, che commosse l'Italia intera. Era il 1981 quando in televisione si assisteva con il fiato sospeso ai tentativi di salvataggio del piccolo Alfredino, il bambino di 6 anni caduto in un pozzo artesiano a Vermicino, vicino alla villa dei nonni. La notizia, oltre ad essere trasmessa in tv, aveva radunato una folla enorme sul luogo dell'incidente, tra curiosi e persone che si proponevano di offrire il loro aiuto. La voce straziante del bambino, che chiamava la madre o si lamentava della fame, è risuonata abbastanza chiaramente grazie a un microfono calato nel pozzo tramite una fune della Rai. La opere di trivellamento del pozzo, però, avevano fatto scivolare Alfredino ancora più in profondità, rendendo necessario un disperato intervento immediato.

Angelo Licheri, originario di Gavoi, in provincia di Nuoro, aveva 37 anni quando scese nel pozzo per tentare di salvare Alfredino. Per la sua magrezza fu scelto tra decine di volontari presenti sul posto per essere calato a testa in giù nel pozzo, a una profondità di 60 metri. Fu legata una corda alle sue caviglie e fu posta una torcia sulla sua testa. Licheri riuscì a calarsi molto più in profondità di chi lo aveva preceduto, raggiungendo il bambino. Il moschettone dell'imbracatura che gli aveva fatto indossare, però, cedette e si sganciò. Tentò quindi di prenderlo per le mani, riuscendo più volte a sfiorarle, ma quando lo afferrò per i polsi gliene ruppe involontariamente uno.

"Allora gli parlo, ma Alfredino non mi risponde - dichiarò Lichieri in una recente intervista a 'La Stampa' - gli pulisco la bocca, gli dico che ho da dargli la bicicletta più bella del mondo, di quelle mai viste a Vermicino. Dico altre cose e continuo finché non riesco più a inventarmi nulla". Alfredino, purtroppo, non rispondeva più. Dopo mezz'ora capovolto l'uomo fu tirato fuori dal pozzo, dal quale uscì piangendo amaramente.

I tentativi di salvataggio andarono male e la mattina del 13 giugno, a più di 60 ore dalla caduta, Alfredino fu dichiarato morto. Angelo Licheri, però, non ha mai smesso di essere ricordato come un eroe nazionale: in Sardegna, dove è nato nel 1944, è stato creato poco dopo un comitato pro-Licheri. "Un uomo umile e generoso, l'eroe della porta accanto, nel quale si incarnò la speranza di tutta l'Italia di vedere Alfredino Rampi sano e salvo". Così lo ricorda il presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas, che oggi si è unito al cordoglio per la sua scomparsa. "Il suo esempio di altruismo e di eroica generosità ci rende orgogliosi come sardi e rimarrà vivo nei nostri cuori, così come il ricordo della piccola vittima della tragedia. Sono sicuro che Alfredino lo abbia accolto in cielo, con quell'abbraccio che purtroppo, quel giorno, non fu possibile".

Dopo quella tragedia, la vita di Lichieri era trascorsa in maniera abbastanza tranquilla, nonostante il ricordo di quei momenti ritornasse spesso vivo nel suo cuore: "A Vermicino ci sono tornato chissà quante volte... -  raccontò qualche tempo dopo l'uomo - Perché non sapevo come liberarmi di quel brutto sogno. Il pozzo alle spalle, e quando mi voltavo c'era sempre quell'oscurità, e mi svegliavo freddo come un morto". Gravemente malato di diabete, a tal punto che anni fa hanno dovuto amputargli la gamba destra, è stato assistito da Mary, seconda moglie keniota, e dai tre figli. I funerali si sono tenuti oggi alle 15 nella parrocchia di San Apostolo di Tre Cancelli a Nettuno, vicino Roma.