Morte Raffaella Carrà, il dolore di Pippo Baudo: "Indimenticabile, ho solo un unico rimpianto"

Pippo Baudo addolorato per la scomparsa della sua straordinaria amica e collega. Il suo grande rammarico resta soltanto uno: non aver potuto lavorare con Raffaella Carrà, scomparsa lunedì 5 luglio all'età di 78 anni. "Anche se lei aveva lavorato molto con Corrado, che l'aveva definitivamente lanciata come una grande star nel 1970, con 'Canzonissima'. E così gli era grata, e molto affezionata. Ed era come se temesse che, lavorando con me, gli avrebbe potuto fare uno sgarbo. Quindi no, non abbiamo mai fatto programmi insieme. Adesso sono affranto, l'ultima grande soubrette della televisione italiana se n'è andata", ha spiegato a La Stampa il conduttore catanese in un'intervista.

Della sua malattia nessuno sapeva nulla, nemmeno Baudo: "Non sapevo assolutamente nulla. Raffaella era una persona molto riservata. Era strana, come se avesse una doppia personalità. In senso buono, dico. Una personalità arricchita. Era bella, sexy, intelligente, aveva tutte quelle qualità che potevano portarla ad avere sempre nuovi amori, viaggi, jet set internazionale. E' praticamente l'unica vera diva italiana conosciuta in tutto il mondo - continua lo storico conduttore televisivo - Era tanto esplosiva quanto familiare. Tutto sembrava facile con lei, ma perché era preparata".

Pippo Baudo racconta dunque di una Carrà quasi sconosciuta, amata e imitata da tutti. "Non si è mai piegata ai ritmi del jet set", rivela il conduttore siciliano. Con questa sua dichiarazione, Baudo celebra la Carrà come nessuno, sottolineando che la showgirl bolognese non si è mai arresa alla difficoltà e non ha mai accettato compromessi nella sua lunga e straordinaria carriera.

Tuttavia, anche se Baudo e la Carrà non hanno mai lavorato insieme, si sono ritrovati insieme a Fininvest, poi divenuta Mediaset: "Mediaset si chiamava ancora Fininvest. Erano i tempi in cui Silvio Berlusconi voleva rifare la Rai, la seconda metà degli anni '80. Lei arrivò in Fininvest quando ero direttore artistico di tutti i programmi - ricorda Baudo - Ci siamo incontrati subito e le dissi che si doveva dimenticare la storia del direttore artistico, che io di certo non lo ero nei suoi confronti, e lei poteva fare quello che voleva, 'mi casa es tu casa', come avrebbe detto lei che aveva imparato benissimo lo spagnolo".