Tornano a casa i Marò: la Corte Suprema Indiana accetta di chiudere il caso

Finalmente, dopo 9 anni di attesa, processi e accuse, la Corte Suprema indiana ha chiuso il 'caso Marò': Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, i due fucilieri pugliesi, torneranno a casa dopo che il governo italiano verserà l'indennizzo di 100 milioni di rupie (che equivalgono a 1,1milioni di euro) come indennizzo alle famiglie delle due vittime uccise perché scambiate per pirati a largo della costa di Kerala.

La notizia arriva da Delhi, dove la Corte Suprema nella nota pubblicata dai social ha dichiarato: "Siamo soddisfatti che il pagamento ex gratia già presentato possa essere considerato un importo ragionevole di compensazione e interessi degli eredi. Riteniamo che sia adatto a chiudere tutti i procedimenti in India, compresi i procedimenti penali."

Tutti gli esponenti politici si sono detti felici della liberazione dei due militari e della fine di una lunghissima, e quasi infinita, trattativa. I primi commenti arrivano dal profilo Twitter del Ministro degli Affari Esteri, Luigi Di Maio: "Chiusi tutti i procedimenti giudiziari in India nei confronti dei nostri due Marò, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. Grazie a chi ha lavorato con costanza al caso, grazie al nostro infaticabile corpo diplomatico. Si mette definitivamente un punto a questa lunga vicenda."

Non mancano però le polemiche per la gestione del caso Marò, la prima a rivolgere le proprie accuse è la moglie di Massimiliano Latorre, Paola Moschetti che  dichiara apertamente il suo sconcerto: "Da nove anni sono costretta a parlare a nome di mio marito. A lui è stato fatto esplicito divieto di parlare pena pesanti sanzioni. Non può nemmeno partecipare a qualsiasi manifestazione pubblica. E' vincolato al segreto.

E' ora di chiedersi perché le autorità militari vogliono mantenere il segreto su ciò che sa e vuol dire. - continua la Moschetti - Quello che so è che per la politica italiana siamo stati carne da macello. Presto Massimiliano si presenterà alla Procura di Roma" (entrambi dovranno essere sottoposti al procedimento penale per il reato commesso in patria, come stabilito dalla Corte Permanente di arbitrato de l'Aia).