Ponte sullo Stretto, via libera dal Ministero: "Profonde motivazioni per realizzare l'opera"

Procede senza sosta il dibattito sulla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. In queste ultime ore il gruppo di lavoro del ministero delle Infrastrutture e delle Mobilità Sostenibili in un lungo documento di 158 pagine ha dato il via libera all'ipotesi del grande progetto infrastrutturale che darebbe lavoro a oltre 100mila persone nel Sud Italia. Il gruppo di lavoro ritiene che sussistano "profonde motivazioni per realizzare un sistema di attraversamento stabile dello Stretto di Messina".

Il suggerimento del Mit è quello di costruire un ponte a più campate rispetto a quello a campata unica, mentre è stato interamente bocciato il progetto del tunnel sottomarino. Più nel dettaglio "il sistema con ponte a più campate consentirebbe di localizzare il collegamento in posizione più prossima ai centri abitati di Messina e Reggio Calabria, con conseguente minore estensione dei raccordi multimodali, un minore impatto visivo".

Il ponte a più campate "avrebbe una minore sensibilità agli effetti del vento, costi presumibilmente inferiori e maggiore distanza dalle aree naturalistiche pregiate". Viceversa "per il sistema con tunnel in alveo appaiono più critiche le considerazioni sul rischio sismico, soprattutto in corrispondenza dell'attraversamento delle sponde per la presenza di estesi sistemi fragili di faglie attive, non sufficientemente noti". Il gruppo di lavoro suggerisce di "sviluppare la prima fase del progetto limitando il confronto a due sistemi di attraversamento con ponte a campata unica e ponte a più campate. La prima fase del progetto di fattibilità dovrà essere sottoposta ad un successivo dibattito pubblico".

Il lungo documento è stato trasmesso nella giornata di venerdì 7 maggio dal ministro delle Infrastrutture e della Mobilità, Enrico Giovannini, ai Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati. La relazione analizza una serie di parametri che consentiranno di prendere una decisione finale. Un collegamento stabile dello Stretto "consentirebbe anche di aumentare notevolmente la integrazione delle due città metropolitane di Reggio Calabria e Messina, che già oggi esprimono circa il 30% della domanda di attraversamenti dello Stretto. Un'unica area metropolitana integrata dello Stretto, con i suoi circa 800 mila abitanti, costituirebbe un acceleratore di sviluppo più che proporzionale alla dimensione demografica".

Il gruppo di lavoro, ha inoltre "effettuato un confronto internazionale dei collegamenti realizzati con ponti e gallerie negli ultimi decenni. Da queste analisi risulta chiaramente che, tra le grandi isole del mondo senza un collegamento stabile e confrontabili con il caso italiano, la Sicilia ha il potenziale di collegamento in termini di rapporto tra abitanti e distanza dalla terraferma più alto, mentre esistono numerose isole che, pur possedendo un collegamento stabile, hanno potenziali di collegamento significativamente inferiori".

Per quanto riguarda il finanziamento dell'opera il gruppo di lavoro ritiene che a pagare non possono essere i privati, bensì lo Stato: "Sarebbe più efficiente finanziare il sistema di attraversamento interamente e trasparentemente a carico della finanza pubblica, anche in relazione ai benefici diffusi che l'opera ha sull'intero Paese. Come detto dal ministro Enrico Giovannini il ponte richiede tempo mentre le risorse del 'Recovery Fund' vanno impegnate per opere che siano concretamente fruibili entro il 2026, tempi impossibili per destinare questi finanziamenti alla realizzazione di strutture così imponenti.

A questo proposito, al fine di destinare parte dei proventi e dei minori contributi pubblici necessari per l'attraversamento dinamico alla gestione e manutenzione dell'opera, il gruppo di lavoro chiede di valutare diversi livelli di pedaggio per autovetture, autocarri, treni locali/regionali, treni ad Alta Velocità e treni merci, tali da stimolare la domanda di mobilità e lo sviluppo socioeconomico dei territori coinvolti". Dunque la decisione ora spetta al governo ma il gruppo ritiene necessario un intervento: Calabria e Sicilia "sono in condizioni di assoluto svantaggio, non solo rispetto alla parte più sviluppata d'Italia ma anche rispetto al Mezzogiorno preso nel suo insieme. Questo divario non si sta colmando, ma, anzi, continua a crescere accentuando gli squilibri territoriali e le disparità sociali".