Quando durante un'epidemia il Sud fu il modello per tutta Italia: un milione di vaccinati in 7 giorni

Oggi stiamo assistendo alla vaccinazione a tappeto dell'intera popolazione mondiale a causa della pandemia da Covid-19, ma come è ormai risaputo, spesso l'Europa e l'Italia si sono ritrovate a fare i conti con epidemie che hanno causato milioni di morti. Quello che oggi vogliamo ricordare è quanto accadde a Napoli nel 1973, quando scoppiò l'epidemia di Colera.

In piena estate, nell'Agosto del 1973, la città di Napoli venne investita completamente dall'epidemia causata da una partita di cozze provenienti dalla Tunisia (vennero prima trasportate a Torre del Greco, poi a Napoli, Bari e Cagliari); nei primi 10 giorni l'Ospedale Cotugno venne preso d'assalto: i ricoveri salivano vertiginosamente fino ad arrivare a 911 casi di colera accertati.

Da precisare che quella del 1973, fu soltanto l'ultima epidemia di colera che colpì il Sud: fin dal 1835 fino ai primi anni dei 900 le epidemia di colera di presentavano puntualmente, con una cadenza di dieci anni, in tutta la penisola italiana prediligendo le zone costiere, causando oltre 16mila morti. I napoletani conoscevano bene il potere distruttivo del vibrione (il nome del batterio che provoca colera), quindi immediatamente corsero ai ripari cercando l'aiuto del governo.

A Palazzo Chigi quell'anno c'era il Primo Ministro Mariano Rumor (Democrazia Cristiana) mentre il Sindaco di Napoli era Gerardo De Michele, un medico che riuscì ad organizzare una profilassi di massa mai vista in precedenza. Per arginare l'infezione vennero prese le seguenti misure: il divieto di entrare e uscire dalla capitale partenopea; venne proibito l'uso dell'acqua del rubinetto; nessun cibo proveniente dalla Campania poteva essere ingerito.

Agli inizi di Settembre si diede il via alla più grande impresa medica: tutti i cittadini vennero convocati per la profilassi anticolera, alcuni nelle stanze del Maschio Angioino. All'epoca venivano utilizzate le grosse siringhe a pistola messe a disposizione dai soldati della Sesta Flotta americana che sostava nelle acque del golfo, in sette giorni venne vaccinata l'intera popolazione di Napoli, più di un milioni di persone di tutte le età.

Senza far polemiche, Napoli dovette cambiare il proprio stile di vita, poiché le decisioni prese per arginare l'epidemia non furono tutte adatte al bisogno: i rifornimenti alimentari venivano dagli aiuti americani (riservati al Vietnam), tutti i prodotti a chilometro zero vennero eliminati dal mercato (anche e soprattutto quelli che con il colera non avevano niente a che fare), tutte le specie di pesce pescato nel golfo vennero additate come portatori di malattie e di contesto eliminate dall'alimentazione. Tutto questo fece perdere alla città ben 30 miliardi di lire e fece crescere ancora di più il divario già esistente tra nord e sud.