Turista pentito restituisce al Sud un prezioso reperto rubato 50 anni fa

Ancora un'altra storia di pentimento di reperti antichi rubati e poi restituiti. Protagonista dell'ennesimo caso di restituzione un prezioso frammento di antesissa parte della collezione degli Scavi di Pompei, che ritrae il volto di una donna in terracotta, riconsegnato al Parco da un cittadino anonimo alla Sovrintendenza Archeologica di Pompei, che ha corredato il reperto con una messaggio di scuse: "Cinquanta anni fa ho asportato da un edificio questo frammento. Me ne vergogno e lo restituisco al proprietario, scusate".

Il frammento rubato è stato fotografato insieme al biglietto di scuse e pubblicato su Instagram dal direttore del Parco Archeologico di Pompei, Massimo Osanna, che ha così commentato la vicenda sul social: "A volte ritornano, per posta, quasi settimanalmente". L'antesissa è solitamente è utilizzato come ornamento sporgente dei tetti delle domus antiche. Questo rubato e poi restituito al patrimonio culturale degli Scavi di Pompei è grande una decina di centimetri e risale al 79 d.C.

Come già accennato, non è la prima volta che al Sud accadono episodi del genere: di recente un uomo si è confessato da un prete e ha restituito più di 200 monete antiche in argento e rame rubate al Parco Archeologico di Paestum. Il suo nome è rimasto anonimo, "sotto il manto del segreto confessionale". La sua storia è stata raccontata sui profili social del Parco.

Da una prima analisi dei materiali da parte del professor Federico Carbone, numismatico dell'Università di Salerno, in questo caso, però, tra originali antichi si nascondevano anche una serie di falsi realizzati in maniera più o meno professionale: "Di 208 reperti numismatici –  ha osservato Carbone – 7 sono falsi, mentre dei 201 originali 5 sono in argento, una medaglietta è in alluminio e tutti gli altri sono in lega di rame. Inoltre, sono presenti 7 altri oggetti di vario materiale".

 

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