Turista pentito restituisce al Sud tre monete romane rubate trent'anni fa

Al Sud accade spesso che i turisti portino a casa dei veri e propri "souvenir" come ricordo della loro vacanza, pezzi unici al mondo delle nostre bellezze storiche e paesaggistiche. Di recente, ad esempio, vi abbiamo raccontato di due turisti pentiti, che dopo ben cinquanta e trent'anni hanno deciso di riconsegnare la sabbia rosa che avevano rubato nella meravigliosa spiaggia dell'isola di Budelli, nell'arcipelago della Maddalena, in Sardegna.

Una storia simile adesso ha come protagoniste tre monete romane, ed è stata raccontata dalla pagina facebook del Parco Archeologico di Paestum: "Trovate circa trent'anni fa nell'area archeologica di Paestum, tre monete antiche di bronzo sono state consegnate oggi in forma anonima al direttore Gabriel Zuchtriegel.

I funzionari del Parco già stanno provvedendo al restauro e all'inventariazione degli oggetti tra i quali spicca quello che secondo una prima analisi sembra essere un Quadrante di II secolo a.C. con testa barbata del dio Nettuno su un lato e l'immagine di un delfino sull'altro. Sotto la rappresentazione del delfino si leggono le lettere PAIS, abbreviazione del nome romano Paistom/Paestum dell'antica colonia ellenica fondata intorno al 600 a.C. sulla costa tirrenica dell'Italia meridionale e chiamata Poseidonia dai Greci".

Si tratta dell'ultima di una serie di restituzioni da parte di persone "pentite" che hanno deciso di consegnare al Parco archeologico materiali custoditi a casa propria per renderli fruibili al pubblico e alla comunità scientifica, spesso dopo molti anni. "Ringraziamo chi ha fatto un gesto del genere – le parole del direttore sul sito del Parco Archeologico – anche se ricordiamo che è preferibile segnalare subito ogni ritrovamento di carattere archeologico perché solo in questa maniera possiamo risalire al contesto originario degli oggetti che è fondamentale per la conoscenza e per l'inquadramento scientifico dei materiali”.

Intanto continuano gli scavi stratigrafici nei pressi del tempio di Nettuno, il più grande e meglio conservato dei tre templi di Paestum ancora visibili sul sito. Il progetto di scavo, che si inserisce in un più ampio intervento volto a implementare un sistema di monitoraggio sismico sul tempio, potrebbe gettare luce su alcuni degli aspetti ancora poco chiari, quali per esempio la cronologia precisa e il culto connesso all'edificio.