Riapre la Villa di Poppea, l'antica residenza della moglie dell'imperatore Nerone

Dopo l'inaugurazione dell'Antiquarium, riapre al pubblico lunedì 1° febbraio anche la Villa di Poppea negli antichi Scavi di Oplontis, a Torre Annunziata, parte delle meraviglie del Parco Archeologico di Pompei. Attualmente l'unico monumento visitabile dell'antica Oplontis è una grande villa residenziale, non interamente riportata alla luce, risalente alla metà del I secolo a.C. e ampliata nella prima età imperiale. In antico la villa era affacciata a picco sul mare in posizione panoramica ed era dotata di splendidi apparati decorativi di cui si conservano eccezionali testimonianze.

Dichiarata dall'Unesco Patrimonio dell'Umanità, la villa apparteneva a Poppaea Sabina, seconda moglie dell'imperatore Nerone, o al patrimonio della sua famiglia, in base alla testimonianza di un'iscrizione dipinta su un'anfora menzionante "Sucundus", un suo schiavo o liberto. Al momento dell'eruzione l'edificio doveva essere in gran parte disabitato a causa di lavori in corso, forse avviati a seguito di danni sismici, che comportarono la rimozione di molti elementi architettonici e decorativi.

La splendida Villa di Oplontis - termine con il quale si indica una zona suburbana della vicina Pompei, corrispondente all'attuale Torre Annunziata, in provincia di Napoli, sepolta dall'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. - è stata riportata alla luce grazie agli scavi archeologici iniziati nel 1964. Il vasto complesso presenta un'organizzazione degli spazi fondata su assi prospettici, simmetrie e sfondi di giardini riccamente ornati da statue e fontane.

La parte più antica della struttura si sviluppa attorno all'atrio tuscanico con le magnifiche pitture di II stile e comprende ambienti per il riposo, il pranzo e il soggiorno sontuosamente decorati e illuminati da finestre aperte sul giardino prospiciente il mare. La villa era provvista anche di un complesso termale privato, riscaldato dalla cucina, successivamente trasformato in un'area destinata al soggiorno.

Verso est si estende il quartiere servile organizzato intorno ad un peristilio con fontana centrale su cui si affacciano ambienti per il dormitorio dei servi. Nell'angolo sud-ovest del peristilio si apre una galleria sotterranea che, sviluppandosi al di sotto del cinquecentesco canale del Sarno, funge da collegamento con un criptoportico affacciato sul mare, le cui strutture in crollo sono state rinvenute nei recenti scavi.

Come spiega in una nota il sito del Parco Archeologico di Pompei, attorno alla metà del I secolo d.C. il complesso si ampliò, sempre verso est, con l'aggiunta dell'enorme piscina, 61x17 metri, lungo la quale si dispongono le stanze da pranzo, per il soggiorno, alloggi per gli ospiti e piccoli giardini d'inverno ornati da splendide pitture. Studi paleobotanici hanno consentito di ricostruire la vegetazione originaria in essi presente: siepi di bosso, oleandri, limoni, platani, olivi, cipressi, rose ed edere rampicanti crescevano rigogliosi a complemento della decorazione scultorea e architettonica.