La bellissima isola del Sud con una romantica storia d'amore

«Di Alfeo ultima dimora,
Ortigia, gloriose radici della potenza di Siracusa,
Culla allora di Artemide,
Da te, o sorella di Delos, si innalzi il canto
Addolcendo a prezzo alto [...].»

Pindaro -  Odi (518-438 a.C)

Quella citata da Pindaro è la piccola e bellissima isola di Ortigia, la cui caratteristica principale è l'avvicendarsi di sorgenti e fonti naturali che creano luoghi magici in cui acqua salata e dolce s'incontrano come per Fonte Aretusa e la Vasca della Regina, una sorgente naturale situata nel Castello Maniace.

Nonostante le piccole dimensioni quest'isola vanta costruzioni antiche, risalenti ai greci ed attraversata interamente da storie antiche e moderne, riportando fino ai giorni nostri testimonianze del passaggio delle varie civiltà che vi si sono insediate.

Non ci sono solo monumenti e reperti archeologici a rendere viva la storia in questo territorio, ma anche una  leggenda romantica di un amore non corrisposto tra una ninfa e un Dio, che sfida i secoli e resta nel folclore dell'isola.

La storia d'amore di Aretusa e Alfeo.

Aretusa era una ninfa del seguito di Artemide,  trascorreva le giornate cacciando nei boschi rigogliosi presso il monte Olimpo, sfuggendo agli uomini per timidezza pur essendo una magnifica creatura. Di lei si innamorò Alfeo, uno dei figli del dio Oceano, quando la vide fare il bagno dopo una battuta di caccia insieme alle altre ninfe.

Alfeo dichiarò il suo amore ad Aretusa, ma ella impaurita e timorosa lo respinse, fuggendo disperatamente, fino all'isola di Ortigia, a Siracusa. Alfeo la seguì; allora, la ninfa scossa dai brividi della paura, chiese protezione alla dea Artemide. La dea impietosita dalle sue lacrime la avvolse in una nebbia, occultandola agli occhi dell'innamorato, per poi trasformarla in fonte.

Tornato nei pressi dell'Olimpo, Alfeo pianse disperato la sparizione dell'oggetto del suo amore pregando che gli dei lo aiutassero a ritrovarla. Pregò e chiese con tanta passione e dolcezza che questi si commossero e lo trasformarono in fiume sotterraneo che dal Peloponneso sgorga nel porto di Siracusa, vicino alla sua amata Aretusa.