Coronavirus, Tarro: "Non diffondiamo ansia, ma cerchiamo di usare il buonsenso"

In questa fase di emergenza sanitaria in cui la curva pandemica è in forte risalita, il virologo messinese Giulio Tarro è ritornato a fare il punto della situazione sul Coronavirus. Primario emerito dell'Azienda Ospedaliera "Domenico Cotugno", il medico meridionale è considerato una delle principali figure che ha contribuito alla risoluzione dell'epidemia del colera a Napoli negli anni Settanta.

Da quando è scoppiata l'emergenza sanitaria nel mondo, Tarro si è mostrato spesso ottimista sull'evoluzione della pandemia, anche nelle situazioni, come quella attuale, in cui la crescita dei casi provoca allarmismo e preoccupazione. In un'intervista al quotidiano Il Mattino, in questi ultimi giorni il virologo è ritornato a fare il punto della situazione, mostrando come sempre la sua positività riguardo la diffusione dell'epidemia.

In quest'ultimo periodo, la risalita dei contagi sta creando un grande allarmismo. Per quanto i riguarda il numero dei contagi, Tarro è di questo avviso: "Mi attengo ai numeri, sulla cui interpretazione non c'è affatto unanimità di pareri tra infettivologi e virologi. I dati ci dicono che la letalità non supera il 5% e che il 98% dei positivi sono asintomatici".

Ciò significa "che gli oltre duecentomila positivi sono il risultato di un numero di tamponi sicuramente di molto superiore a quelli che si effettuavano in primavera - ha spiegato il virologo al Mattino - Il virus si era affievolito in estate, poi ci sono state alcuni condizioni esterne che ne hanno riattivato la diffusione. Come ad esempio l'apertura al turismo che ha portato contagi da altri Paesi, in aggiunta alle vacanze all'estero che lo hanno importato di ritorno. In tanti hanno avuto contatti con aree che avevano una diversa diffusione del virus rispetto all'Italia, alimentando di nuovo il rapido contagio".

Considerando la preoccupazione dilagante dovuta alle difficoltà del Pronto soccorso e la mancanza di posti letto negli ospedali il medico ha chiarito che "ancora una volta dobbiamo fare riferimento ai dati, che ci dicono che il 70% di chi arriva ai Pronto soccorso è in codice verde. La gente si preoccupa, al minimo sintomo che non avrebbe bisogno di cure ospedaliere. Siamo di fronte a una tipologia di virosi respiratoria su cui sappiamo come intervenire. Se si applicano cure idonee e tempestive, il virus può essere sconfitto.

E' una pandemia, con tempi e modalità differenti per aree geografiche - ha continuato il virologo - Il turismo e le vacanze di quest'estate hanno avuto le loro responsabilità. La differenza nei numeri la fanno i tamponi elevati, ma in percentuale non significa che il virus sia più pericoloso. Non diffondiamo ansia, cerchiamo di usare il buonsenso".

Infine, Tarro è pienamente convinto che il lockdown non sia la soluzione: "Non bisogna perdere la calma. L'anno scorso, di questi tempi, l'influenza costrinse a letto sei milioni di persone. In un anno, le vittime sono state diecimila. Bisogna intervenire con le cure ormai conosciute, nella massima fiducia.

Una chiusura totale non risolverebbe le cose a lungo termine, come invece possono farlo le cure tempestive a seconda dei casi e delle condizioni individuali dei pazienti. Il lockdown mi sembra un palliativo da resa sanitaria, che non elimina il virus né impedisce che possa diffondersi alla riapertura, in una stagione che non va verso il caldo. Dobbiamo convivere con il virus e le cure, non possiamo rimanere chiusi in casa in eterno", ha concluso l'esperto.