Turismo, è del Sud il sito archeologico che ha risposto meglio al lockdown

Il Coronavirus - soprattutto il lockdown per il Coronavirus - ha prodotto una fase depressiva in tutti i settori, specialmente quello turistico. Anche se in estate tanti non hanno rinunciato alle proprie vacanze, il flusso ovviamente non è stato quello degli anni scorsi, e gli operatori del turismo hanno risentito particolarmente della crisi. Alcuni siti archeologici, però, hanno avuto comunque un discreto seguito, nonostante il periodo complicato.

Uno di quelli che ha meno risentito del lockdown è sicuramente il Parco Archeologico di Pompei. Quasi 130mila visitatori ad agosto 2020, a fronte dei 431mila dell'agosto 2019. A Pompei è stato del 70% il calo dovuto al Covid-19 e all'assenza del turismo internazionale, ma dalla riapertura a oggi i numeri del Parco archeologico registrano una "crescita importante": 19mila ingressi a giugno (erano 430mila nel 2019), oltre 56mila a luglio (448mila lo scorso anno) e 129.321 ad agosto. Lo ha confermato anche il ministro dei Beni culturali e del Turismo, Dario Franceschini: "Sono numeri che indicano una ripresa. Pompei è uno dei luoghi più attrattivi per il mondo e la ripresa ci sarà, le aperture oggi sono garantite con tutte le misure di sicurezza".

Quella di Pompei, dal 2014, è una "grande storia di riscatto", ha detto Franceschini, che poi ha annunciato che è stato lanciato il bando per selezionare il prossimo direttore del Parco: "Crediamo che questo bando, iniziato ieri 16 settembre e con la possibilità di fare domanda fino al 3 novembre 2020 con una procedura che contiamo di concludere entro il marzo del '21, sara' guardato con molta attenzione nel mondo".

Il sito meridionale, negli ultimi sei anni (fino al lockdown) ha registrato un aumento degli introiti del 94,7% e del 47,5% dei visitatori, arrivando ad incassare 41 milioni di euro, a fronte dei 21 di sei anni fa.