Colpita da infarto, è salva grazie ai medici del Sud: la testimonianza di una paziente

Da una struttura sanitaria meridionale arriva l'ennesima conferma dell'eccellente lavoro svolto dai medici. Nonostante l'emergenza Coronavirus ancora in corso, al Sud sono tantissimi gli interventi complicati eseguiti brillantemente in qualsiasi tipo di urgenza ospedaliera. Oggi vi raccontiamo della testimonianza di una donna colpita da infarto arrivata dall'Area Comunicazione del Policlinico di Napoli, che ha pubblicato sul suo sito la lettera della paziente ricoverata presso la Uoc di Cardiochirurgia, guidata dal prof. Emanuele Pilato.

"Sono stata ricoverata presso il reparto di Cardiochirurgia dell'Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II per un infarto e posso dire che sono stata salvata grazie alla tempestività di tutto lo staff. Ho subito due byapass ma fortunatamente ora posso dire di essere sulla via della guarigione. Volevo ringraziare, in primis, il Direttore prof. Emanuele Pilato, per la sua professionalità e disponibilità oltre che per la sua bravura nell'effettuare l'intervento. Un grazie al Dott. Comentale, tutti professionali e di un'umanità incredibile. Infine, voglio ringraziare tutti gli infermieri dei reparti dove sono stata. Grazie, grazie, grazie", si legge nella lettera della donna inviata all'Area Comunicazione del Policlinico di Napoli.

Tra gli straordinari interventi sanitari realizzati al Sud, vale la pena ricordare anche di un trapianto avvenuto nel nostro Paese per la prima volta nella storia. Si tratta del trapianto di utero, un delicatissimo intervento realizzato su una paziente di 29 anni, eseguito al Centro Trapianti del Policlinico di Catania, in collaborazione con l'Azienda ospedaliera Cannizzaro. L'equipe che ha condotto l'operazione è composta dai professori Pierfrancesco e Massimiliano Veroux, Paolo Scollo e Giuseppe Scibilia.

Dopo 17 giorni di ricovero in ospedale la donna adesso sta bene ed è tornata a casa. Quello di Catania è il primo centro italiano dove si è svolto questo trapianto in via sperimentale e il prossimo passo dei medici sarà quello di portare la paziente a cercare una gravidanza. Come si legge sul sito della fondazione Umberto Veronesi, possono essere considerate per l'eventuale trapianto pazienti di età compresa tra i 18 e 40 anni, affette dalla sindrome di Mayer-Rokitansky o da una malformazione dell'utero. Possono essere incluse anche donne sottoposte a rimozione chirurgica dell'utero per cause non tumorali.