Ospedale Monaldi, intervento in 3D su 15enne già trapiantata di cuore

Nonostante il complicato periodo di emergenza Coronavirus, il Sud conferma di avere strutture e medici eccellenti per effettuare delicati interventi sanitari. Vi abbiamo raccontato tantissime storie che riguardano la sanità e le operazioni record, come quella realizzato dallo staff della cardiologia Vanvitelli dell’ospedale Monaldi di Napoli, dove è stata praticata per la prima volta in Italia una procedura minimamente invasiva, con sistemi di riparazione percutanea della valvola mitrale e triscupide.

Sempre dall'ospedale Monaldi, arriva un'altra buona notizia che riguarda una paziente di 15 anni, già sottoposta in precedenza a trapianto di cuore. Sulla giovane è stato effettuato un intervento in 3D per rimuovere tre formazioni cistiche dall'ovaio senza asportarlo e senza compromettere la funzionalità ormonale grazie a tecniche chirurgiche mini invasive. La delicatissima operazione è stata eseguita, in laparoscopia, dall'equipe dell'Uoc di Chirurgia generale, guidata dal direttore Diego Cuccurullo.

"Si è trattato di un caso molto particolare per via della storia clinica della paziente", ha spiegato Cuccurullo. "La giovane, infatti, è cardiotrapiantata ed è affetta da sindrome di Sotos (gigantismo) e prima di subire il trapianto, nel 2012, le è stato impiantato un cuore artificiale che l'ha tenuta in vita per oltre 500 giorni ed è attualmente in follow up presso la Uosd di assistenza meccanica al circolo e dei trapianti nei pazienti adolescenti, guidata da Andrea Petraio". Come riporta il quotidiano "Le Cronache della Campania", l'annuncio di questo intervento è arrivato a una nota stampa dell'azienda ospedaliera napoletana.

Grande soddisfazione per l'eccezionale risultato è stata espressa dal direttore dell'azienda Maurizio Di Mauro: "L'azienda ospedaliera dei Colli, nell'ambito della chirurgia laparoscopica è stata a e continua ad essere pioneristica. Grazie all'esperienza acquisita negli anni è stato possibile rimuovere le masse senza ricorrere all'asportazione dell'altro ovaio e senza costringere la giovane a un decorso post operatorio lungo e complesso. Il risultato dell'intervento è frutto di un lavoro di squadra che vede coinvolte tutte le equipe che, da anni, seguono questa paziente".