E' una delle chiese più belle della Calabria, una testimonianza importante di epoca bizantina, e certamente un esempio architettonico che resta impresso nella mente. Talmente bella da essere definita "mirabile fiore, sbocciato tra le rocce del Consolino mille e più anni fa". Parliamo della Cattolica di Stilo, riconosciuta dai critici d'arte un'opera unica nella particolarità della sua costruzione e del suo equilibrio architettonico. Essa risale a circa 1000 anni fa, al X secolo d.C., ed è una struttura di piccole dimensioni, a pianta quadrata, sormontata da cinque cupole abbellite da bifore e monofore.
Come spiega calabrianostra, questa chiesa si rifà al modello della croce greca inscritta, caratteristica del periodo medio-bizantino, quando l'evoluzione dell'architettura religiosa fu caratterizzata dall'elaborazione di sistemi raffinati e originali. La Cattolica, internamente, è divisa da quattro colonne in nove spazi uguali. Gli spazi angolari e quello centrale quadrato sono coperti da cupole su dei cilindri di uguale diametro; la cupola mediana è più alta ed ha un diametro maggiore.
L'abside di sinistra si trova su una campana del 1500, e risale all'epoca in cui la chiesa fu convertita al rito latino, e raffigura a rilievo una Madonna con Bambino. Essa reca l'iscrizione "Verbum Caro Factum Est Anno Domini MCLXXVII Mater Misericordiæ". Ma è interessante notare anche la presenza di iscrizioni in lingua araba, tanto che non è da escludere un uso della Cattolica come oratorio musulmano. Da osservare anche la collocazione delle fonti di luce all'interno della Chiesa, che mette in risalto lo spazio e conferisce più slancio (probabilmente un richiamo al simbolismo della della gerarchia e della scala umana).
Esternamente, la Cattolica è quasi priva di decorazioni, a parte delle cupolette che ne sono piene. Sulla parte di ponente, la costruzione si adagia invece sulla roccia nuda; su quella di levante poggia su tre basi in pietra e laterizio. Secondo la leggenda, le colonne, provenienti dai templi romani, furono trasportate da quattro giovani donne del luogo che senza accusare il grave peso, avevano effettuato l'intero tragitto cantando.