Coronavirus, medico del Sud: "Vi spiego come abbiamo imparato a curarlo meglio"

L'Italia sta per entrare nella Fase 2 dell'emergenza Coronavirus. Ieri, 27 aprile, è stato già fatto qualche passo avanti in alcune regioni, come la Campania, dove è ripresa la consegna a domicilio di bar e ristoranti ed è stata concessa la possibilità di praticare attività motoria all'aria aperta. La strada per tornare alla normalità, però, è ancora lunga, e l'unico modo per arrivare alla meta potrebbe essere solo il vaccino o una cura definitiva.

Il farmaco sperimentato dal dottor Ascierto a Napoli ha dato ottimi risultati. Il 70% dei pazienti a cui è stato somministrato ha risposto positivamente con un miglioramento della sintomatologia. Dalle analisi effettuate di recente, però, è stato scoperto che si può fare un ulteriore passo avanti trattando il virus come una tromboembolia polmonare. E' quello che stanno facendo anche al Cotugno di Napoli, come spiega il dottor Giuseppe Fiorentino, pneumologo e riabilitatore cardiopolmonare dell'ospedale Monaldi: "Non è diventato meno contagioso o meno pericoloso ma abbiamo imparato a curarlo meglio: sappiamo che il Covid-19 non provoca, come dicevano in Cina, una polmonite virale che va trattata in rianimazione, ma una malattia sistemica complessa di tipo tromboembolico".

Dopo due mesi dall'emergenza, grazie al lockdown che ha impedito al virus di propagarsi, i casi si sono ridotti, come testimonia l'inferiore afflusso di cittadini negli ospedali. Da un'ambulanza ogni 10 minuti alle 4-5 al giorno. Anche i decessi sono diminuiti, e il motivo sta nella nuova teoria sul quadro tromboembolico: "Abbiamo capito che la polmonite da Sars Cov 2 era solo il primo momento di una patologia più grave - le parole riportate da positanonews - che si esprime soprattutto con un quadro tromboembolico a prevalente espressione polmonare in cui la rianimazione è un sintomatico. Il quadro della malattia è di tipo vasculitico infiammatorio diffuso con esito in trombosi".

La Campania e altre regioni del Sud hanno avuto più tempo per riflettere sulla situazione e capire quale fosse l'approccio migliore alla malattia. Malattia che, come conferma anche Fiorentino, sembra essere diventata meno "cattiva", ma guai ad abbassare la guardia, perché si rischia una seconda ondata: "In letteratura è descritta, per altre epidemie, compreso l’Aids, un’attenuazione della cattiveria dei virus, così come è descritta una seconda ondata che temiamo vista la leggerezza con cui molti escono di casa senza precauzioni e mascherine. Il distanziamento ha evitato il collasso del sistema sanitario e ora il vantaggio è avere terapie migliori. Questa malattia dura anche 20 o 30 giorni prima di guarire".