Le 10 leggende che nessuno ti ha raccontato: dalla porta degli Inferi ai licantropi

Dalle leggende di Reggio Calabria a quelle della Calabria intera, il passo è breve. Così, abbiamo pensato, anche, di elencarvi 10 di queste incredibili vicende.

  • Porte degli inferi

A Cessaniti, in provincia di Vibo Valentia, si trovano delle cavità profonde 40 metri, nelle quali soffiano potenti correnti d'aria. Si racconta che a provocarle sia il respiro del diavolo, in persona, visto che le cavità sono le bocche per l'inferno. Non a caso, in dialetto, sono dette "vucchi du 'mpernu".

  • L'oro del Re

Alarico I è stato sovrano dei Visigoti dal 395 fino alla morte, nel 410. In possesso di grandi ricchezze, si decise di seppellirlo nel letto del Busento, fiume che scorre vicino Cosenza. Con lui, fu nascosto anche il suo tesoro e un gruppo di schiavi ebbe il compito di deviare il corso del fiume, così che nessuno potesse ritrovare il corpo del monarca e i suoi averi. Portato a termine il lavoro, gli schiavi furono uccisi, in modo che nessuno potesse svelare l'esatta posizione della tomba. Su questo episodio esiste una poesia dell'autore tedesco August von Platen, tradotta in italiano da Giosuè Carducci:

Cupi a notte canti suonano
da Cosenza su ’l Busento,
cupo il fiume gli rimormora
dal suo gorgo sonnolento.

Su e giù pe ’l fiume passano
e ripassano ombre lente:
Alarico i Goti piangono,
il gran morto di lor gente.

Ahi sí presto e da la patria
cosí lungi avrà il riposo,
mentre ancor bionda per gli òmeri
va la chioma al poderoso!

Del Busento ecco si schierano
su le sponde i Goti a pruova,
e dal corso usato il piegano
dischiudendo una via nuova.

Dove l’onde pria muggivano,
cavan, cavano la terra;
e profondo il corpo calano,
a cavallo, armato in guerra.

Lui di terra anche ricoprono
e gli arnesi d’òr lucenti;
de l’eroe crescan su l’umida
fossa l’erbe de i torrenti!

Poi, ridotto a i noti tramiti,
il Busento lasciò l’onde
per l’antico letto valide
spumeggiar tra le due sponde.

Cantò allora un coro d’uomini:
“Dormi, o re, ne la tua gloria!
Man romana mai non víoli
la tua tomba e la memoria!”.

Cantò, e lungo il canto udivasi
per le schiere gote errare:
recal tu, Busento rapido,
recal tu da mare a mare.

"Alarico ad Atene", dipinto di Ludwig Thiersch
  • Pachidermi leggendari

Nei dintorni di Cosenza, invece, si trovano le cosiddette Pietre dell'Elefante. Nel comune di Campana è possibile vedere queste conformazioni rocciose che ricordano, per l'appunto, degli elefanti. La leggenda vuole che, in realtà, queste rocce siano delle sculture realizzate dai mahout, i custodi degli pachidermi, giunti in Italia al seguito di Pirro, Re dell'Epiro, in occasione della guerra contro i romani.

  • La roccia del demonio

La cittadina di Palmi è a ridosso del Monte Sant'Elia. A quanto pare, su questo rilievo, è avvenuto l'incontro tra l'omonimo santo e un uomo dal volto nero. Questi era in possesso di un sacco pieno di monete, che offrì al beato. Per tutta risposta, costui le lanciò via e queste, rotolando giù per il crinale, si trasformarono in pietre nere, ancora oggi visibili. A quel punto, il misterioso viaggiatore rivelò di essere il diavolo e si alzò in volo, arrabbiato, grazie alle sua grandi ali da pipistrello. Planò sul mare, ma finì intrappolato sott'acqua. Allora, dalle acque emerse un'isola a forma di cono, dal quale uscivano fuoco e fiamme. Nacque così lo Stromboli. Ancora oggi, sulla montagna si trova un masso, con le presunte impronte delle unghie del demonio e una targa che celebra la lotta del Bene contro il Male.

  • Mostri mitici

Lo stretto di Messina è un tratto di mare dove le correnti sono molto forti. In passato, si riteneva che i fenomeni tipici del luogo fossero dovuti alla presenza di due mostri, i mitici Scilla e Cariddi. Il primo abitava nell'omonimo promontorio, dal quale usciva a scatenare tempeste e provocare la morte dei marinai. Il secondo era la causa dei vortici, che rendevano difficile la navigazione alle imbarcazioni di passaggio. Testimonianze su queste due creature si trovano nel racconto degli Argonauti e nell'Odissea.

  • Licantropi calabresi

In Calabria sono molto diffuse le leggende sui lupi mannari. Detti "lupu pampanu" o "marcalupu", sgozzano le capre e le pecore per berne il sangue caldo, di cui sono ingordi. Uno tra i tanti racconti che li vede protagonisti è quello della "Prima notte di nozze". Qui sono chiamati "lupi minariu". A San Giorgio Morgeto, una giovane donna sposa l'amore della sua vita. Solo durante la prima notte di nozze, però, scopre che il marito è un lupo mannaro. Questi fugge dal talamo nunziale, ma la moglie lo segue. Ormai trasformato, l'uomo non la riconosce e la uccide. Una volta tornato in sé, per il dolore, si suiciderà.

  • Lo spirito di Gioacchino

Nel comune di Pizzo si trova un castello di origine aragonese. Qui trascorse gli ultimi giorni della sua vita Gioacchino Murat. Infatti, sbarcato in Calabria, per provare a riconquistare il suo trono, fu arrestato e condotto nella fortezza. Il generale fu, quindi, fucilato, ma sembra che la sua storia non finisca così. Perché sono in tanti a sostenere che il suo fantasma inquieto vaghi ancora per la fortezza.

  • La fortezza inespugnabile

Il Castello di Stilo è una struttura di età normanna, costruito per volere di Ruggero II, sul monte Consolino. La leggenda vuole che, nel 982, il califfo arabo Ibn Ahmad lo prese d'assedio. Per via della geografia del luogo e del complesso stesso, risultò inespugnabile. Inoltre, il Granduca ebbe una geniale idea. Con il latte delle donne che avevano appena partorito fece preparare una ricotta che fu lanciata contro gli assedianti. Alla vista di quello strano proiettile, i mori si convisero che il Castello fosse pieno di provviste (mentre era vero il contrario). In più, Ibn si ammalò, dopo aver assaggiato un po' dell'alimento. Allora, scoraggiati, i saraceni decisero di arrendersi.

  • Il viadotto del mistero

A Catanzaro esiste un ponte che è al centro di una misteriosa vicenda. Nella vallata di Siano sottostante la struttura, nel 1936, fu trovato il corpo senza vita di Giuseppe Veraldi. Le autorità stabilirono che il giovane si era ucciso. Tre anni più tardi, passando sul calvacavia, Maria Talarico cadde in trance e, con una voce maschile, iniziò a raccontare quello che era successo a Giuseppe. A quanto sembra, lo stesso ragazzo aveva deciso di svelare quanto gli era capitato e aveva scelto la giovane come suo tramite. Il decesso non fu dovuto ad un suicidio, ma ad una aggressione.

  • L'inganno del Santo

Concludiamo la nostra carrellata con la storia relativa ad un altro ponte. Quello del convento di San Francesco da Paola, che sorge nell'omonima cittadina. A realizzarlo sarebbe stato il diavolo, su commissione del beato. In cambio, il demonio avrebbe dovuto ricevere l'anima del primo che lo avrebbe attraversato. Terminata la costruzione, San Francesco tenne fede alla sua parola, ma, comunque, riuscì ad ingannare il suo nemico. Fece attraversare la struttura ad un cane. Infuriato il maligno diede un calcio, che lasciò un buco ancora oggi visibile.

Scorcio dal Ponte del Diavolo