50 anni di colonscopia e prevenzione: un'eccellenza al Sud Italia

Il Sud Italia è molto attivo nella prevenzione del tumore al colon retto, grazie a percorsi di screening oncologico (colonscopia) effettuati con precisione e grande scrupolo da professionisti, attenti a salvaguardare la vita dei propri pazienti. In particolare, l'Asl3 Napoli Sud, ha avviato dal 2013 un percorso che sta dando risultati davvero incredibili, scongiurando l'insorgenza di tumori nei soggetti analizzati.

Colonscopia come metodo di prevenzione oncologica

Maria Antonia Bianco, direttrice dell'Unità operativa di Gastroenterologia Asl 3 Napoli Sud, spiega che: "Nel 2018 il Coordinamento screening della Uoc Epidemiologia e Prevenzione, su 160.139 pazienti target, ha invitato ad aderire allo screening di primo livello il 16%. Di questi ben il 74% ha aderito all’invito ritirando il kit presso farmacie, medici di base e Distretti sanitari.

Il 6,4% di coloro che si sono sottoposti alla ricerca del sangue occulto nelle feci è risultato positivo e immediatamente ricontattato telefonicamente dal Coordinamento screening per offrire attivamente una colonscopia che approfondisse l’origine dell’anomalia. Del 75% delle persone che si sono sottoposte all’esame, il 51 è risultato positivo: precisamente il 10% aveva già il cancro, mentre il 41 aveva dei polipi, spesso rimossi già durante la colonscopia, cosa che di fatto ha permesso loro di uscire dall’ospedale avendo eliminato una lesione precancerosa”.

colonscopia

L'adesione allo screening con la colonscopia è molto alta e si punta a migliorare il sistema con un protocollo terapeutico che permette al paziente affetto da tumore al colon-retto di essere preso in carico da un team medico composto da chirurgo, oncologo e radioterapista che lo seguirà in ogni fase di cura. La dottoressa Bianco sottolinea come ogni progetto messo in atto è fatto mettendo al primo posto il bene del paziente.

Questo dato sottolinea quanto di buono ci sia nella sanità del Sud Italia che ha molti altri casi di eccellenza come quello dell'ospedale gratis di Catania, o come quello dell'Istituto Pascale in cui sono presenti i medici più bravi d'Europa a livello oncologico.

La storia dell'esame al colon

Il buon dato relativo alla colonscopia arriva proprio nell'anno in cui si celebrano i 50 anni dal primo esame diagnostico di questo tipo: era il 1969 quando il prof. Wolff, assieme al collega Hiromi Shinya, praticò al Beth Israel Medical Center di Manhattan la prima colonscopia, la tecnica più efficace per la diagnosi precoce dei tumori del colon-retto, ma anche per la cura di patologie gravi e invalidanti come il Morbo di Crohn.

Elisabetta Buscarini, Presidente di Fismad (Federazione italiana delle Società Malattie dell'Apparato Digerente) e direttrice dell’Unità operativa di Gastroenterologia dell’ospedale Maggiore di Crema: “La colonscopia è a tutti gli effetti uno degli esami che ha cambiato la prassi diagnostica e di intervento per i tumori del colon-retto. Nei tre percorsi di screening ormai diffusi a livello nazionale questo è l’unico realmente in grado di interrompere la storia naturale della malattia poiché permette l’asportazione di lesioni precancerose, come i polipi adenomatosi, o tumori in fase iniziale.

È la vera prevenzione primaria quella che ogni anno consente a 18mila italiani, l’equivalente di una piccola città, di uscire completamente guariti da una colonscopia, dunque a fronte di una stima di oltre 50mila pazienti cui ogni anno viene diagnosticata una forma tumorale all’intestino, 18mila guariranno grazie a un atto endoscopico non invasivo. Per questa ragione è importante diffondere la cultura della prevenzione primaria che, come è evidente, nel caso della colonscopia rappresenta un mezzo efficace per contrastare l’insorgenza del tumore al colon-retto. Ancor più, a fronte dei timori che ancora permangono in certe fasce della popolazione, è utile condividere un messaggio rassicurante anche circa questa tecnica che, rispetto a 10 anni fa, è diventata assolutamente indolore”.