Luca Abete risponde dopo l'aggressione subita: "Non ho paura"

A inizio settimana si è tornato a parlare, ancora una volta, di Luca Abete. L'inviato di Striscia, originario di Avellino, è stato aggredito nuovamente a Caivano, in provincia di Napoli. Abete si stava occupando del commercio di pezzi di ricambio di macchine sequestrate e dei metodi illegali che alcuni sfruttano per guadagnarci soldi. Uno dei questi venditori lo ha aggredito con calci e pugni, procurandogli ferite giudicate guaribili in cinque giorni. L'intervista esclusiva di Eccellenze Meridionali, realizzata da Edoardo Ciotola e Antonietta Padovano, è stata anche l'occasione per conoscere un po' meglio la persona Luca Abete, al di là del personaggio che vediamo in televisione. Ringraziamo di cuore l'inviato di Striscia per il tempo che ci ha dedicato.

Cosa ti ha spinto ad iniziare la carriera come giornalista?
Premessa fondamentale: io non sono giornalista. Magari posso essere definito cronista ma non sono iscritto all’Ordine né ho alcuna tessera. Io mi sono iscritto alla Facoltà di Architettura, volevo fare l’architetto. Poi ho cominciato a fare animazione per bambini. Da lì ho capito di avere una vocazione naturale. Se ci penso un attimo c'è una logica conseguenza tra quello che facevo e quello che faccio oggi: sono all’interno di un grande Circo nel quale ci sono personaggi improbabili che regalano sorrisi e, come farebbe un clown, vanno incontro ai bisogni più intimi delle persone. In tanti mi svelano i propri problemi e le ingiustizie che subiscono. Da qui nasce la voglia di dare una risposta a queste persone, operando con decisione e ironia.

Come mai questa scelta di occuparti di tematiche sociali e non di gossip o cronaca rosa, insomma argomenti più leggeri?
Vengo dal volontariato, ho lavorato con i bambini. Fin da ragazzo mi sono sempre impegnato nel sociale. Le tematiche che oggi porto a Striscia sono quelle che ho già vissuto da protagonista anche senza telecamera. Quindi anche per questo dico grazie a programma per il quale lavoro da ormai 17 anni per l’opportunità. Come dico sempre mi ha dato i super poteri che non avevo quando ero piu giovane, quando portavo avanti le mie battaglie al fianco degli ultimi, delle persone più povere e fragili. Insomma vivo un incantesimo: Striscia mi dà dei super poteri per fare quello che facevo allora ma con una possibilità risolutiva maggiore, con la capacità di ottenere risultati più importanti.

Se potessi tornare indietro, faresti lo stesso percorso?
Sono dell’idea che tutto quello che viene fatto, anche di sbagliato, non è mai inutile. Ho fatto un percorso del quale non cambierei nulla: sono contentissimo, sono una persona fortunata perché fa un lavoro bello, un lavoro che gli piace, perché dà un riscontro importante anche in termini di consensi: questo aiuta a vivere meglio anche i momenti difficili che ovviamente non mancano mai.

Hai mai temuto per la tua vita durante il servizio? Perché tu sei uno degli inviati che piu spesso è stato vittima di violenza…

A dicembre è stata pubblicata una statistica: sono l’inviato che ha raccolto più giorni di prognosi in ospedale. Ad essere sincero, però, nonostante la brutalità di alcune aggressioni, non percepisco mai il senso di paura. Sono talmente calato nella dimensione di quello che succede che il mio primo pensiero è la gestione di quello che sta succedendo. Provo a limitare i danni a me, alla mia squadra, alle attrezzature e gli stessi filmati che non devono andare persi. Quando mi riguardo mi stupisco per come affronto questi momenti. Non vi nascondo che forse il batticuore arriva più forte quando poi rivedo certe scene così forti. Ci sono stati dei momenti difficili, indubbiamente. Ricordo quando siamo stati aggrediti a Caserta, dove ci hanno inseguito con i bastoni, hanno distrutto alcune telecamere e siamo riusciti a salvarci grazie alle persone che ci hanno soccorso. Anche in quei momenti lì ho una lucida follia che mi aiuta a gestire anche il momento più difficile. Finora questo mio senso di lucidità non mi ha fatto fare mai una mossa sbagliata.

C'è un condutture o un inviato di Striscia con cui sei amico nella vita di tutti i giorni tutti?

Siamo una bella squadra, ma ci sono inviati con i quali sicuramente ho una la confidenza maggiore. Siamo una famiglia, condividiamo le stesse necessità, le stesse preoccupazioni ma anche tante gioie. Con Valerio Staffelli, grandissimo professionista, si parla di televisione, di lavoro; con Stefania Petix di situazioni simili che viviamo, io a Napoli e lei a Palermo. Chiara Squaglia è dolcissima, parliamo spesso e le do consigli. Anche con Pinuccio, Giampaolo Fabrizio e tutti gli altri si scherza. Non dimentico però di esser stato anche spettatore di “Striscia” e non pensavo di poter diventare un giorno collega dei veterani. Il senso di ammirazione rimane, anche oggi che li considero miei amici.

Cosa ci vuoi dire dal punto di vista professionale la figura un po' misteriosa di Antonio Ricci?
Lui è una persona molto creativa, ha la capacità di vedere quello che gli altri non vedono. Gioca con lo strumento televisivo ed è uno dei più grandi geni della tv italiana. Ha rivoluzionato il modo di fare inchiesta, ha introdotto strumenti rivoluzionari, come la microcamera nascosta, poi ripresa da tanti altri. È in grado di provocare con coraggio e di osare come pochi. Il suo metodo ha fatto scuola. Io ricordo le parole che mi disse quando ci siamo visti la prima volta: apprezzava la mia umiltà e mi disse di non smarrire mai il clown che è in me. Ho un rapporto bellissimo con lui: non mancano gli scambi di battute e quando ci vediamo mi racconta pezzi di storia della televisione che io ignoravo. La TV senza Striscia non può esistere: se per assurdo domani dovesse finire il programma molti italiani ne sentirebbero la mancanza e probabilmente rimpiangerebbero di non aver lottato per averlo tenuto in vita, quindi lunga vita Striscia e naturalmente a chi l’ha creata.


Fino a quale età pensi di fare l’inviato di Striscia?
Finché avrò gambe per macinare chilometri e per inseguire mariuoli, truffatori e delinquenti e, al contrario, per fuggire da loro quando mi inseguono, lo continuerò a fare. Non esiste un programma più adatto alla mia indole a quello che sono quello che ero e a quello che voglio essere. Lo considero un abito su misura che mi sta perfettamente: elegante quanto basta, comodo quanto occorre per sentirmi a mio agio.

Qual è il risultato concreto ottenuto grazie a un tuo servizio che ti rende più fiero?

Io sono a Striscia dal 2005 e ho intrapreso tantissime battaglie. Un esempio: io ho fatto molti servizi sul sistema che tiene su il business dei parcheggi abusivi: inizialmente mi dicevano di lasciar perdere, poi ho dimostrato quanto guadagnavano coloro che li gestivano, quanto fosse incivile il sistema e quanto la camorra si arricchisse. Con quei servizi sono riuscito a scuotere le coscienze e oggi c'è tanta gente che la pensa come me. Io sono convinto che abbiamo una terra meravigliosa che va ripulita dal brutto che a volte la penalizza. Sono contento di aver dato il mio contributo a cambiare la mentalità di alcuni, aver messo in moto un meccanismo anche rivoluzionario su alcuni aspetti ritenuti in passato normalità ma oggi riconosciuti come dannosi e insostenibili. Capita di sentire: “Questa cosa non si può fare più altrimenti arriva luca abete” e per me è una grande soddisfazione.
In conclusione volevi magari rassicurare il pubblico perché sono usciti articoli a seguito della due aggressione a Caivano con titoli un po' forti, del tipo “finisce malissimo”
Diciamo per fortuna quello che è successo l’hanno visto tutti: c’è stata un'aggressione, sono stato colpito, mi hanno dato prognosi di 5 giorni e infatti dopo 5 giorni i dolori sono andati via. Purtroppo ci sono degli organi di informazione che per acchiappare click creano un po' di allarmismo. Questa cosa non mi fa molto piacere. Preferirei che su questi episodi i lettori si informino tramite i canali ufficiali di striscia o miei. Piccola nota a margine, questa è stata la seconda aggressione in 15 giorni, era già successo a Pollena Trocchia a un distributore di carburante per auto. Non vorrei che la notizia “Luca Abete è stato aggredito” diventi cosa normale. Se si inizia ad avvertire l’assuefazione, mi dispiacerebbe. Sarebbe bello che la stampa desse risalto alle nostre battaglie non soltanto quando c’è un’aggressione.