Straordinaria scoperta a Pompei: riemerge una stanza abitata dagli schiavi ancora intatta

Dopo quasi duemila anni riemerge la stanza degli schiavi di una villa romana a Pompei. L'eccezionale scoperta è avvenuta nella grande villa di Civita Giuliana, in gran parte ancora sotterrata: un rinvenimento incredibile, anche perché sono sopravvissuti all'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. perfino attrezzi di lavoro e finimenti di cavalli. Grazie all'affinamento della tecnica dei calchi inventata da Giuseppe Fiorelli nell'Ottocento, sono stati portati alla luce letti e altri oggetti in materiali deperibili, che permettono di acquisire nuovi dati sulle condizioni abitative e di vita degli schiavi a Pompei e del mondo romano.

"Pompei è la prova che quando l'Italia crede in se stessa e lavora come squadra raggiunge traguardi straordinari ammirati in tutto il mondo. Questa nuova incredibile scoperta a Pompei dimostra che oggi il sito archeologico è diventato non soltanto una meta tra le più ambite del mondo, ma anche un luogo dove si fa ricerca e si sperimentano nuove tecnologie", le parole d'orgoglio in una nota del Ministro della Cultura, Dario Franceschini, sulla nuova scoperta annunciata oggi dal Parco Archeologico di Pompei, avvenuta a Civita Giuliana, la villa suburbana a nord di Pompei indagata dal 2017 e che ha già restituito un carro cerimoniale e una stalla con i resti di tre cavalli.

"Grazie a questo nuovo importante ritrovamento si arricchisce la conoscenza della vita quotidiana degli antichi pompeiani, in particolare di quella fascia della società ancora oggi poco conosciuta. Pompei è un modello di studio unico al mondo", conclude Franceschini. La scoperta della stanza degli schiavi è avvenuta vicino al portico della villa dove, nel gennaio 2021, fu scoperto un carro cerimoniale attualmente in restauro. Proprio in quegli ambienti è riemerso ora uno degli alloggi dei lavoratori che si occupavano del lavoro quotidiano in una villa romana. Nella stanza sono state trovate tre brandine di legno e una cassa lignea con oggetti in metallo e in tessuto che sembrano far parte dei finimenti dei cavalli. Inoltre, su uno dei letti, è stato trovato un timone di un carro, di cui è stato effettuato un calco. Sotto le brandine sono state rinvenuti anche degli oggetti personali, tra cui anfore poggiate per posare oggetti, brocche in ceramica e il "vaso da notte".

Lo scavo dell'ambiente rientra in un'attività che il Parco Archeologico di Pompei sta portando avanti insieme alla Procura di Torre Annunziata, guidata dal Procuratore capo Nunzio Fragliasso. Pochi mesi fa è avvenuto il rinnovo di un protocollo di intesa tra Procura e Parco archeologico per il contrasto delle attività di scavo clandestino nel territorio pompeiano, che vede impegnati anche il Nucleo Tutela patrimonio culturale Campania e il Nucleo investigativo Torre Annunziata dell'Arma dei Carabinieri.

"Si tratta di una finestra nella realtà precaria di persone che appaiono raramente nelle fonti storiche, scritte quasi esclusivamente da uomini appartenenti all'élite, e che per questo rischiano di rimanere invisibili nei grandi racconti storici - dichiara il Direttore generale del Parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel - E' un caso in cui l'archeologia ci aiuta a scoprire una parte del mondo antico che conosciamo poco, ma che è estremamente importante. Quello che colpisce è l'angustia e la precarietà di cui parla questo ambiente, una via di mezzo tra dormitorio e ripostiglio di appena 16mq, che possiamo ora ricostruire grazie alle condizioni eccezionali di conservazione create dall'eruzione del 79 d.C. E' sicuramente una delle scoperte più emozionanti nella mia vita di archeologo, anche senza la presenza di grandi 'tesori': il tesoro vero è l'esperienza umana, in questo caso dei più deboli della società antica, di cui questo ambiente fornisce una testimonianza unica".