Nino d'Angelo diventa oggetto di studio all'Università: "La vera scuola l'ho fatta per strada"

Il celebre cantautore napoletano, originario di San Pietro a Patierno (dove dallo scorso anno spicca il murale a lui dedicato da Jorit), con grande emozione ieri è salito in cattedra all' Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, uno degli Atenei italiani di maggiore prestigio e tradizione nel campo degli studi pedagogici. "Non so se merito di essere 'studiato', ma questa scelta accademica mi rende molto orgoglioso e premia 45 anni di duro lavoro e soprattutto la mia evoluzione culturale degli ultimi 20 anni".

I versi di uno dei suoi più grandi successi, "Senza giacca e cravatta", presentato al Festival di Sanremo nel 1999, sono stati i più citati da docenti e studenti per raccontare "l'esempio pedagogico" dei testi e delle canzoni di Nino D'Angelo. Per l'ex caschetto d'oro ("Ricorderò sempre quegli anni con grande affetto e non negherò mai quella prima stagione della mia carriera in cui ho fatto riscoprire al grande pubblico la musica napoletana d'amore") la svolta è stata nel 1998 con il David di Donatello come miglior musicista e il Nastro d'argento per la migliore musica con la colonna sonora del film di Roberta Torre "Tano da morire". In quel momento, ha raccontato Nino agli studenti dell'Aula Magna del Suor Orsola, "ho capito che potevo fare di più, volare più in alto anche a livello culturale".

Nino D'Angelo con Enricomaria Corbi e Fabrizio Manuel Sirigliano

Nino D'Angelo è stato ospite nell'ateneo in occasione della presentazione del suo nuovo progetto "Il poeta che non sa parlare", rispondendo anche alle critiche che gli sono piovute addosso quando, di recente, ha rivelato di non volersi far etichettare come cantante neomelodico: "Ma no, voglio chiudere, quelle ragazze che hanno polemizzato potrebbero essere le mie figlie" dice, riferendosi a Nancy Coppola e Giusy Attanasio, le cantanti che lo avevano attaccato. E aggiunge: "Sapete come mi piacerebbe essere presentato d'ora in poi? Cantante napoletano, non c'è niente di meglio".

Il rapporto tra la nascita, che non gli ha garantito ricchezza e istruzione, e la fama raggiunta con intuito e talento è raccontata così dal grande Nino: "Quando dico che la vera scuola l'ho fatta per strada, non uso frasi fatte: se non avessi dovuto trovare un lavoro come gelataio alla stazione non avrei mai scritto 'Ciucculatina d'a ferrovia'".

Infine rivolgendosi ai giovani studenti nell'Aula Magna, l'artista dà loro un consiglio: "Secondo me, dalla pandemia siamo usciti peggio. Siamo a pezzi, tutti depressi e impazziti. Presto in televisione non vedremo più virologi ma psicologi: volete qualche consiglio per fare soldi? Iscrivetevi tutti a psicologia, è la professione del futuro". Chiude ringraziando la povertà, "perché la parola più bella è desiderio" e incoraggiando ad unità e uguaglianza: "Sono le due U di domani. E poi la comunità, ritroviamo il piacere di dare l'uno all'altro".