Il ricordo di Giancarlo Siani, 'il giornalista-giornalista' ucciso dalla camorra trentasei anni fa

Sono trascorsi trentasei anni dal vile assassinio del "giornalista-giornalista" Giancarlo Siani. La sua uccisione fu ordinata dal boss Angelo Nuvoletta, per volontà del mafioso Totò Riina, capo di Cosa Nostra, a cui il clan di Marano era affiliato. Il motivo dell'assassinio fu un articolo scritto il 10 giugno 1985, quando Siani informò i cittadini che l'arresto del boss di Torre Annunziata Valentino Gionta era avvenuto grazie ad una soffiata degli alleati di Nuvoletta, che tradirono Gionta in cambio di una tregua con i nemici casalesi.

Il 23 settembre 1985, il giornalista fu ucciso sotto casa sua, nel quartiere napoletano dell'Arenella, mentre era ancora a bordo della sua Citroen Mehari verde. Tre giorni fa Giancarlo avrebbe compito 62 anni. Tantissimi i messaggi i sui social, da parte delle istituzioni e non, in questa giornata che ricorda il suo terribile omicidio.

"E' preciso dovere di tutti noi trasmettere alle nuove generazioni la passione e la tensione etica del giornalista Giancarlo Siani colpito dalle violenze camorristiche per la sua instancabile attività di denuncia delle attività criminali, in particolare, dei clan Gionta e Nuvoletta, e per la sua opera di informazione e sensibilizzazione della società civile sui temi della legalità - scrive il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese -  "Il nome di Giancarlo Siani è indissolubilmente legato alla realtà di Torre Annunziata - città che due anni fa gli ha conferito la cittadinanza onoraria - territorio particolarmente difficile in cui massimo è l'impegno della magistratura e delle forze dell'ordine, anche alla luce della recente recrudescenza criminale".

"Ricordiamo sempre con grande emozione il giornalista Giancarlo Siani, assassinato trentasei anni fa per mano della camorra. La sua storia e il suo impegno professionale sono stati determinanti per far crescere, soprattutto tra i giovani, quella coscienza civile che ancora oggi anima le attività di decine e decine di associazioni e le iniziative per la legalità e la sicurezza promosse dalla Regione Campania e da altre istituzioni. Questo è il modo migliore per onorare e mantenere vivo il ricordo e l'esempio di Giancarlo Siani". Lo scrive su Facebook il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca.

"Un uomo non muore mai se c'è qualcuno che lo ricorda. A 36 anni dal suo omicidio per mano della camorra, la perdita di Giancarlo Siani è ancora una ferita aperta per Napoli e per i napoletani. Oggi il modo migliore per onorare quel sacrificio è rinnovare il nostro impegno nella battaglia per la legalità nelle scuole, nelle strade, nelle istituzioni". Il messaggio su Facebook Catello Maresca, candidato sindaco del centrodestra a Napoli. "Giancarlo Siani vive nell'impegno di ogni cittadino che si batte per la legalità e trova il coraggio di denunciare, che sceglie di non abbassare la testa". Lo scrive su twitter Gaetano Manfredi, candidato sindaco di centrosinistra e M5s di Napoli.

"La camorra si nutre di buoni e cattivi, criminali e innocenti. Versa sangue per le strade e non gli importa di chi sia il sangue. La camorra, come tutte le mafie, non è interessata alla storia che si interrompe quando toglie la vita a qualcuno e con la vita i sogni, le speranze, i progetti. Certo, se ne fai parte, se hai fatto (o subito) questa scelta, metti in conto di morire, come lo mettono in conto le persone anziane troppo stanche per continuare. Ma quando sei giovane e ti sei limitato a fare solo il tuo lavoro, come puoi pensare che la morte sia prossima e violenta? Giancarlo Siani era un ragazzo, con sogni, ideali, progetti da realizzare. Insomma, un ragazzo come tanti. Ma era anche un giornalista, attento, appassionato, con una scrittura delicata e allo stesso tempo tenace, proprio come lui.

Raccontava il vero, raccontava il nero. Insomma, era un giornalista e lo faceva bene. Per questo lo uccisero nella sua auto, auto che in seguito divenne un suo simbolo (la sua Mehari verde). Ma ora dove sono quelli che hanno sparato e dove sono quelli che l'hanno ordinato? Tra carcere e cimitero, come ogni camorrista. E dov'è Giancarlo? Ovunque! E' qui che lo ricordiamo oggi, è sui muri delle scuole che ne hanno preso il nome, sui giornali che ancora lo ricordano, in teatro, in tv, in tanti libri. E al cinema dove gli ha prestato il volto il compianto Libero De Rienzo. Un altro giovane la cui storia è finita troppo presto. Ecco, oggi voglio ricordare anche lui e immaginarli da qualche parte insieme a parlare di 'Fortapasc' e di quanto era bella e difficile la Napoli degli anni '80". Lo scrive sui social Alessandra Clemente, candidata sindaco di Napoli.